giovedì 27 febbraio 2014

I "perfetti" fidanzati

C’era una volta un amico/a single. Con questo amico uscivi, ti divertivi, ti sentivi, andavi al cinema ed eri sempre in sua compagnia. In un tiepido giorno di sole il tuo amico conosce una bella fanciulla. La corteggia e se ne innamora. I due si fidanzano e da quel giorno spariscono, come per colpa di un sortilegio.
Ecco quello che può succedere agli amici che abbiamo. Non a tutti, ma a qualcuno sì. Talvolta anche più di qualcuno. Soprattutto fra i ragazzi. Non è affatto inconsueto avere, o avere avuto, nella propria vita persone che una volta fidanzate sono sparite. Non le vedi più, non le senti, a volte si cancellano pure da facebook. Come se chiamare qualcuno al di fuori della partner fosse un’onta. Forse l’unica telefonata che viene fatta è per proporre una di quelle terribili uscite a quattro. Con l’amica di lei, così uscirete sempre insieme. E così mentre il tuo amico gongola come un paguro innamorato, tu sei costretto magari a fingere simpatia per una donna che non ti interessa affatto. E che potresti anche trovare brutta.

mercoledì 26 febbraio 2014

Ripartire...

Ultimamente mi è stato fatto notare di essere quasi monotematico. Di scrivere cose che rievocano sentimenti tristi, oppure momenti passati per i quali è quasi inutile disperarsi. Io stesso quasi non ero consapevole delle emozioni che trasmettevo. Come se la scrittura ancora una volta veicolasse aspetti di me, che non immaginavo di avere. Questo mi ha dato una consapevolezza. La scrittura è un prolungamento dell’anima. Ci dice cose che sono latenti dentro di noi e porta in superficie sentimenti che forse neanche immaginiamo. 
I maestri della filologia ci hanno insegnato che un autore non dovrebbe mai parlare della sua opera. Forse hanno davvero ragione. Non che mi definisca un autore. Assolutamente. Ma è chiaro che chi (mi) legge coglie aspetti di me che io stesso non vedo. Sono le vecchie amicizie, le chiamate serali e le chattate su whatsapp che ti fanno comprendere tante cose. E allora capisci di dover andare avanti con leggerezza. Come il poeta di calviniana memoria. Che con un salto lieve sorvola sulla pesantezza del mondo.

martedì 25 febbraio 2014

Quello che non si dice su un dottorato

Questo post nasce da una telefonata serale. Una di quelle lunghe e assai piacevoli che hai con una vecchia amica. Una telefonata dove parli di tutto e di niente; una di quelle in cui a un certo punto inizi a parlare dei vecchi amici. E attraverso di essi finisci per riflettere sulla tua vita e sulla tua condizione. Per scarto con gli altri, ma anche per contrasto e analogia. A quel punto mi sono reso conto che forse valeva la pena raccontare tutto quello che andrebbe detto sull’università, sui dottorati e sui post doc. Senza veli favolistici o speranze rassicuranti. La verità di chi ci è passato e ha vissuto in prima persona questa esperienza. Con la consapevolezza che è una condizione assolutamente soggettiva e personale. Ma applicabile alla maggioranza dei casi. Sono pochi, anzi pochissimi, quelli che restano esclusi da tutto ciò.

lunedì 24 febbraio 2014

La fortuna degli incompetenti

Il post odierno è molto più riflessivo del solito. Ha un sapore quasi filosofico, per quanto mi tenga ben lontano da categorie del pensiero così complesse e stratificate.
La crisi è un dato di fatto innegabile. Ha investito tutto e tutti e come un grosso Leviatano non ha risparmiato quasi nessuno. Anche se non mancano persone che con la crisi ci sguazzano e giocano talvolta col bisogno delle persone. Ma non è questo l’oggetto del post. Io credo ci sia ben altro all’interno del momento che stiamo vivendo. Forse assai meno evidente, talvolta impercettibile. Ma è così.

venerdì 21 febbraio 2014

Tutti (gli) amanti del trash

Tra le tante cose che amo osservare c’è sicuramente il trash. Col tempo mi sono reso conto che a seguire certi tipi di fatti non erano solo le persone di un dato gruppo sociale, ma molte di più. Ammetto senza troppo pudore di seguire con interesse la cultura del trash. Anche se forse il termine più opportuno sarebbe quello di sottocultura. Non veicola infatti valori alti e formativi. Si limita a rappresentare tipi di vita e modelli esistenziali assolutamente popolari, nella accezione più storicamente connotata del termine. Ho progressivamente scoperto che il trash esercita un fascino nero a cui è difficile resistere, anche fra intellettuali o persone di cultura medio-alta. 

mercoledì 19 febbraio 2014

Tipi da palestra... e che gente!

Un giovin signore deve curare anche il proprio corpo, quindi va in palestra. La cosa che mi ha sempre colpito di questo luogo è la singolare e variopinta umanità che si incontra. Si assiste ad una sorta di commedia dell’arte, fatta di tipi fissi. È possibile infatti rintracciare delle costanti in tutte le persone che la frequentano. Il che ci porta a due considerazioni di fondo. Vanno in palestra solo queste categorie? O l’umanità è tutta qua? La mia idea personale si sposa sicuramente meglio con la prima opzione. Ma procediamo con ordine. I personaggi che si incontrano sono riconducibili a poche tipologie.

martedì 18 febbraio 2014

C'era un tempo in cui

C’era un tempo in cui ero linguista. E in quel tempo facevo ricerca, andavo ai convegni, scrivevo articoli, studiavo cose. C’era un tempo in cui facevo esami in facoltà. Tenevo seminari e lezioni. Avevo studenti e rispondevo alle mail sui programmi di esame. C’era un tempo in cui credevo di lavorare all’università. In quel tempo spendevo me stesso fra libri e teorie. Fra articoli e bozze. Fra studio e viaggi. Andavo fuori e conoscevo gente. E mi sforzavo di parlare inglese quanto meglio possibile. C’era un tempo in cui credevo che quel mondo sarebbe stato il mio. Ero certo che nulla si sarebbe mai rotto. Che quella strada dura e in salita mi avrebbe condotto ad una cima inespugnabile, da cui si sarebbe goduta una vista senza eguali. C’era un tempo in cui davvero credevo di essere la parte fortunata di un sistema. In quel tempo pensavo che il merito era un valore vivo e funzionante. Credevo nei buoni sentimenti della gente. Credevo perfino che i colleghi si facessero gli affari loro. C’era un tempo in cui avevo amici linguisti, filologi, italianisti, storici e filosofi.

lunedì 17 febbraio 2014

Cosa c'è peggio del lutto?

A tutti noi purtroppo è capitato di perdere una persona cara. È inevitabile. Eppure c’è una cosa peggiore del lutto stesso: le visite di condoglianza. Esse sono un modo per dimostrare affetto e vicinanza. Va bene, bisogna ammetterlo. Ma va pure detto che hanno un correlato tutt’altro che piacevole.
Quando facevo ricerca ero terribilmente affascinato dalle usanze funerarie. Erano tutte diverse e ricche di fascino antropologico. Ma oggi no. Non più. Oggi mi sono reso conto che l’umanità vera è ben altra cosa. Non è un concetto teorico o una ideologia. L’umanità è qualcosa di concreto e terribilmente vibrante. Non va studiata come fatto empirico. Ma va compresa, vissuta, osservata e perfino aiutata.

sabato 15 febbraio 2014

Il giovin signore e le agenzie interinali

Apro gli occhi nel buio della stanza e metto il naso fuori dal piumone per vedere che ore sono. Le nove. L’aria gelida del mattino taglia come un coltello quella punta di naso che ho cacciato per guardare la radiosveglia. È ora di mettersi in piedi, penso. Non è né troppo presto, né troppo tardi. Alzarsi prima di quell’ora non ha senso per chi come me non ha impegni quotidiani. Alzarsi troppo tardi è da disoccupati. Già, io non lo sono. Come ho detto altrove, preferisco definirmi una sorta di giovin signore pariniano. Un uomo che si dedica alle belle cose, alla cura del corpo e dell’anima, alle amicizie, alla lettura e alla riflessione. Eppure non mi è possibile vivere di rendita e quindi un lavoro dovrò pur trovarlo. Del resto un dottorato dovrà servire prima o poi a qualcosa. Quanto meno dà un grande senso critico del reale. Per il resto si vedrà.

venerdì 14 febbraio 2014

San (melenso) Valentino

Onestamente non credo che ci sia un giorno migliore degli altri per ricordarci di essere innamorati. Soprattutto se nasce da algide esigenze di mercato. Bisogna dire che la condizione dell'essere innamorati non è una situazione che si riserva solo ed esclusivamente ai fidanzati. L'amore infatti può essere declinato in moltissime forme. L'amore per i figli, l’amore per la famiglia,  l'amore per gli amici, l’amore per i sentimenti, l'amore per gli altri, l'amore per l'amore. Insomma questo sentimento può davvero investire la vita di ognuno di noi. Del resto cosa ne sarebbe della vita in sé, se non ci fosse un sentimento da spendere verso gli altri? O se non ci fossero persone che ci amano? Tutti, che lo dichiariamo o meno, cerchiamo qualcuno che ci completi. Qualcuno che ci accolga e ci renda migliori. Di fatto cerchiamo qualcuno che possa amare prima i nostri difetti. E quando lo troviamo ce ne innamoriamo. Ma l’amore è una cosa complicata e certo non sono la persona più adatta a parlarne, perché non l’ho mai capito a fondo.

mercoledì 12 febbraio 2014

Essere napoletani

Il post di oggi ha un sapore nazional popolare. È quello di un napoletano che vive e ama Napoli. Essere napoletano è una condizione dell’anima. Non è una caratteristica anagrafica. Napoli vive dentro di noi. La storia ci ha reso quello che siamo. Un popolo che si riconosce in atteggiamenti e mentalità. Il luogo di nascita non è solo un dato oggettivo, ma una componente di ciò che siamo. Una parte del nostro agire e del nostro essere. Ovunque andremo resteremo sempre e prima di tutto napoletani. La nostra è un’umanità talmente antica e stratificata, che non può essere analizzata secondo le categorie tradizionali. Deve essere vissuta. È l’umanità dei modi di fare. Della devozione popolare autentica e tenace. Del caffè

martedì 11 febbraio 2014

Il coraggio di chi perde: gli italiani e l'estero

Essere italiani all’estero è una situazione sempre più comune. Vanno escluse le vacanze, ovviamente. Lì ogni italiano medio trova tutto bellissimo e civilissimo, tranne il cibo. Peccato però che questa esperienza nel mondo civile non duri più di 7/15 giorni. I dolori iniziano dopo, è bene saperlo.
La scelta se andare o restare non è sempre semplice e gli stessi concetti di fuga e di coraggio andrebbero rivisti. Le mie riflessioni nascono perché mi sono ritrovato in questa situazione e la scelta non è stata facile.
Spesso si dice che chi va via ha il coraggio di fuggire da un paese che poco offre ai giovani. Soprattutto con questa crisi. È vero, oggi vivere in Italia è complicato e l’opportunità di un lavoro dignitoso appare

lunedì 10 febbraio 2014

Una gioia che...

Sono sempre più convinto che si debba imparare a gioire delle piccole cose. In un momento storico come quello attuale noi trentenni siamo una generazione maledetta. Ma senza i fascinosi echi letterari a cui qualcuno potrebbe pensare. Paradossalmente siamo fra le generazioni più colte e formate del secolo, ma senza certezza. I sociologi parlano di blocco del cosiddetto ascensore sociale. In pratica all’aumentare della scolarizzazione non corrisponde un avanzamento sociale. Questo si traduce in trentenni incapaci di
essere autosufficienti. Meno male che esistono mamma e papà, insomma.
Questa condizione non ha ricadute solo sul piano socio-economico. Perché onestamente di quelle non sappiamo che farcene, almeno noi. Tutto ciò sarà di certo materia per gli accademici, che spenderanno fiumi di inchiostro per osservare e descrivere un dramma sociale. A me personalmente interessa la vita. Quella che la crisi

sabato 8 febbraio 2014

Perché un blog

Perché la scrittura? Perché la scrittura a volte è il mondo in cui vorresti essere. Il mondo dei sogni, o anche della favole. Ma non quello con fate, stregoni e sortilegi. Quello della meritocrazia, dell’onestà, delle scelte che pagano, dei sacrifici ricompensati. Quello in cui emigrare non è l’unica scelta sensata da fare. Quello in cui si è una risorsa per il proprio paese e non  un emigrante che lo piangerà. E così ci si rifugia nella scrittura. Si crea un mondo dove chi legge si riconosce ed empatizza con chi scrive. Un mondo in cui tutti i vorrei e i farei non sono vinti da uno sbadiglio. Un mondo dove
è possibile pensare di cambiare. Dove la rivoluzione esiste. Anche se resta solo nella lettura. Un mondo di sogno in cui