Sono svariati giorni che manco dal blog. E le ultime
cose che ho scritto sono stati dei soffi di romanzo. In genere i post avevano
sempre un tema specifico di cui parlare. Una riflessione, un pensiero. O anche
una semplice annotazione. Erano stati di animo e osservazioni. Forse erano anche
ciò che la letteratura seria chiama flussi di coscienza. Erano un modo di dialogare
con i lettori su qualcosa che osservavo o sentivo, e che mi andava di
condividere. Anche perché chi scrive avverte il bisogno di parlare alla gente.
Così ogni volta affrontavo un argomento che mi aveva stimolato, per
qualsivoglia motivo. Personale, familiare, sociale. E trovavo chi la pensava
come me, chi no. Ma il bello della vita è proprio la diversità delle opinioni.
La polifonia del pensiero.
martedì 29 aprile 2014
lunedì 14 aprile 2014
Siamo artisti, non la caritas...
Già in altri post mi sono occupato di alcuni delle
difficoltà relative all’essere un artista. È chiaro che le questioni sono tante
e non possono essere trattate tutte in maniera esaustiva. Tuttavia c’è un
problema grosso e importante che va affrontato: la retribuzione. Cioè la paga
che deve essere corrisposta ad un artista di professione. E non voglio certo
riferirmi ai problemi nazionali, legati ad uno stato o ad una classe politica
che investe poco e male sulla cultura o sui teatri. Voglio parlare della
mentalità delle persone. Un problema ancora più grande e cogente. Perché indica
un radicamento sociale di certe abitudini. Una cattiva educazione mentale al
concetto stesso di arte. Un problema dell’intera società, che noi artisti viviamo
con pungente realismo, fino a pagarne drammaticamente le spese.
lunedì 7 aprile 2014
La febbre e la mamma
Questo post nasce dopo giorni di silenzio. Mi
piacerebbe definirlo silenzio creativo o riflessione critica. Ma purtroppo non
è così. Si è trattato di una pausa forzata dovuta all’influenza, che mi ha
beccato nell’ultima tornata. Febbre, che poi significa noia. Soprattutto quando
si è adulti e le cose da fare sono tante. Trascorrere a letto l’intera giornata
non è certo piacevole. Senza considerare gli annessi come pilloline, brodini,
coperte e chi più ne ha, più ne metta. Però c’è una riflessione breve che va
fatta. E nasce proprio dall’influenza. Tale riflessione supera i confini del
tempo, e credo resti valida sempre. Indipendentemente da tutto.
Puoi avere qualunque età, ma quando hai la febbre
non c’è nessuno come la mamma. La sua mano delicata, che controlla la fronte, è
tra le sensazioni più belle che si possano provare. Quella mano che è affetto,
sicurezza, tenerezza, forza e protezione. Nulla ci può far male in
quell’istante. Ci sentiamo totalmente al sicuro da ogni cosa. Perfino dal mondo
stesso. Tutto ciò è un ricordo preziosissimo a cui nessuno rinuncerebbe mai.
martedì 1 aprile 2014
"Ci saresti dovuto arrivare tu"
Il post di oggi e ironico e divertente. È leggero
come i pollini primaverili che stanno ammazzando tutti gli allergici, me
compreso. Ciò che affermerò ha un retrogusto vagamente maschilista. O almeno
potrebbe essere letto come tale dalle donne. Ma per quel che mi riguarda, credo
sia solo il punto di vista di un uomo. Senza nessuna velleità sessista. Scritto
col semplice scopo di far sorridere un po’.
È chiaro che il rapporto uomo donna non è mai
semplice. La semplicità pare quasi un’isola felice a cui nessuno approda. O non
vi approda del tutto. I punti di vista divergenti sono all’ordine del giorno.
Lo sono fra due persone in genere, indipendentemente dal sesso. Figuriamoci poi
se le due persone in questione sono un uomo e una donna. Non ne sono certo,
anzi non lo sono affatto, ma credo di ricordare un’affermazione di Massimo
Troisi, il quale diceva che l’uomo e la donna sono gli esseri più sbagliati per
stare insieme. Ora, al di là della citazione giusta o sbagliata –non me ne vogliano
i troisiani accaniti- è chiaro che questa frase sia un’esagerazione. Una
provocazione evidente, che però fa riflettere.
Apre uno spaccato quasi esistenziale su cui vale la pensa soffermarsi a
pensare.
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