lunedì 26 maggio 2014

Avere 30 anni

Mi sono chiesto parecchie volte cosa significhi avere trenta anni. Me lo sono domandato sempre più spesso da quando ce li ho. Ma soprattutto in concomitanza dei milioni di link che affollano i social,  come fossero amarcord. Un moderno tema dell’ubi sunt, in cui ogni volta ci si ricorda di chi eravamo o di come siamo cresciuti. Eravamo quelli dello ‘Ciao’ Piaggio e della ‘Nintendo Sessantaquattro’. Delle tartarughe ninja e dei power rangers. Ma chi siamo davvero oggi? Cosa sono questi trenta anni, al di là di ciò che siamo stati? Magari fosse facile a dirlo.
Credo che siamo quelli a cui la vita ha dato tanto, ma ha tolto lo stesso. Quelli cresciuti nel benessere, ma a cui la crisi ha tagliato i sogni. Quelli che si reinventano ogni giorno. Che vivono l’attimo, perché privati del domani. Siamo quelli del divertimento e delle feste. Degli aperitivi che si chiamano happy hours. Quelli delle palestre e del fitness. Quelli dei rapporti di coppia sempre più complicati. Non abbiamo vissuto la guerra, ma viviamo un momento storico altrettanto pesante. Siamo quelli che se non ci fossero mamma e papà, sarebbe dura. Troppo dura.

martedì 6 maggio 2014

Ah l'amore...

La riflessione di oggi arriva per caso, non voluta. Si è affacciata alla mia mente dopo una chiacchierata con un’amica. A dire il vero nasce perché lei ha colto, in quella lunga conversazione, più di quanto avessi fatto io stesso. Con sensibilità, ha intravisto qualcosa di prezioso (e la cito, non sono così autocelebrativo) su cui forse vale la pena scrivere due righe. Per riflettere ulteriormente. Ma anche per condividere con più persone qualcosa che penso e che forse ha davvero la forza di dire qualcosa agli altri. D’altra parte sono convinto che la scrittura serva proprio a parlare alla gente. A raccontare.