tag:blogger.com,1999:blog-66746445158889733122024-02-22T03:27:41.236-08:00Una vita da MaranoDiario di un (ex) precario titolatounavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.comBlogger41125tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-35766437818481622602020-03-06T06:23:00.000-08:002020-03-06T06:45:47.391-08:00Sul coronavirus, la scuola e altri isterismi<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5zn7juMEnh7ORy5kGNc1a5CbvUp09aAImm35w_ZJWY0RK7U8ydHrMhZKUQh86CZmcZcA5GF7WEPyzxkgiyEAFbhRVZJI7EBNYXNUjlzqyQ3hOdIO9HczEbG1KAL2zHqHu7n7mDoALDgcc/s1600/Covid+19.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5zn7juMEnh7ORy5kGNc1a5CbvUp09aAImm35w_ZJWY0RK7U8ydHrMhZKUQh86CZmcZcA5GF7WEPyzxkgiyEAFbhRVZJI7EBNYXNUjlzqyQ3hOdIO9HczEbG1KAL2zHqHu7n7mDoALDgcc/s1600/Covid+19.jpg" /></a></div>
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12px; text-align: justify;">La storia accade tutti i giorni quasi inconsapevolmente, senza che ce ne accorgiamo. Eppure la pagina</span><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12px; text-align: justify;"> </span><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12px; text-align: justify;">che si sta scrivendo segnerà un momento che difficilmente scorderemo. E non solo per il virus. Il Covid 19 (ormai tutti noi sappiamo cosa sia) ha portato con sé una lunga serie di fobie e isterie, che messe insieme, formano il quadro di una società impaurita, in cui la paura e la cattiva informazione annebbiano la ragione. I social, senza volerne nascondere taluni indubbi meriti, aumentano disinformazione e paura. Leggiamo ogni giorno centinaia di notizie false e infondate. Il diritto di parola selvaggio, incontrollato e indiscriminato annulla l’informazione. Un eccesso di informazioni che genera l’annichilimento delle stesse, quasi per un assurdo paradosso filosofico.</span><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12px; text-align: justify;"> </span></div>
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<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12px;">La ragione, che dovrebbe guidarci, diventa cieca di fronte a questo bombardamento delle opinioni di chiunque; e spesso non riusciamo a decidere cosa sia vero o sia falso: ci lasciamo semplicemente portare dalle emozioni. Ma ora servirebbe lucidità. Servirebbe la freddezza, ma soprattutto la fiducia negli esperti, che -ahimè- si è sempre più erosa. Da anni si assiste a una progressivo discredito della preparazione specialista, delle competenze professionali e dello studio. La società dell’ipercomunicazione ha prodotto l’idea che tutti possano avere una propria opinione su ogni cosa (legittima, per carità) ma anche l’idea che quella opinione sia valida tanto quella degli esperti. Eccesso di comunicazione e perdita di fiducia sono un processo non nuovo nella società in cui tutti possiamo fare tutto. Ma oggi ciò mostra il suo volto più insensato e crudo. Il più feroce. E così viviamo nella paura, e brancoliamo ciechi in un nuova peste nera. Non sono Boccaccio e Manzoni ad essere tornati attuali, come leggevo qualche giorno fa. Ma loro più di altri hanno ben dipinto l’animo umano in preda alla paura del contagio. Oggi paghiamo lo scotto di anni di battaglie contro i vaccini, la scienza, gli esperti, i professori, i tecnici. E cosa ce ne viene se non paura e sospetto? La cultura dovrebbe insegnarci l’accoglienza, la lungimiranza, la lucidità. E invece siamo incapaci di arginare una massa di reazioni che il Coronavirus porta con sé. Leggo di treni fermati dalla folla impazzita, perché qualcuno ha tossito. Io stesso per uno starnuto allergico (sono allergico ai pollini da 30 anni) sono stato allontanato come il peggiore degli untori da una metro. E l’odio per i migranti è ora divenuto l’odio per chi ha un raffreddore. </span></div>
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<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12px;">Anni di tagli indiscriminati alla sanità hanno peggiorato l’emergenza. Ma la prima emergenza è ancora una volta quella culturale, da lì parte tutto. E i tagli alla scuola non sono stati di meno. L’idea di una scuola efficiente, che producesse successo, ha incentivato cattive pratiche a discapito delle generazioni più giovani. I docenti sono spesso stati lasciati soli ai margini, come ultima fila di una resistenza culturale sempre più strenua. Ma l’odio non ha risparmiato nemmeno noi. Idem la mancanza di fiducia e la deprivazione del nostro titolo di studio. Chi sa cosa è meglio per i nostri figli, se non noi stessi? Ecco il mantra di molti genitori. E così via di seguito all’infamia verso i professionisti della scuola. Ma noi siamo vittime di quel processo di cui sopra, a cui ogni professionista, nel suo settore, è stato più o meno investito. Amici pediatri mi dicono di non passarsela poi tanto meglio. L’ignoranza e la paura alimentano l’odio. Per uscire da questo circolo vizioso dobbiamo attuare un vero e proprio processo di acculturazione di massa. Non è semplice.</span></div>
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<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12px;">Ora c’è anche la didattica a distanza. Ennesimo slogan in un paese stanco, e che dovrebbe ripartire dalla cultura. Dalla fiducia a quella cultura che ormai è sempre più bistrattata, a causa della tecnocrazia dell’utile e del saper fare a tutti i costi. È un momento storico in cui non si può far altro, a quanto pare. E sia. Ma non facciamo la corsa a chi è più digitale o a chi è più bravo. Non c’è bisogno di mostrare i muscoli. Non dobbiamo insegnare questo. Eppure vedo docenti impazziti. Basterebbe prendere fiato e appellarci al senso della storia. Cercare di fare il meglio possibile, senza dimenticare i valori che ci hanno reso donne e uomini di intelletto. Ricordiamo sempre che la cultura è humanitas. È incontro con l’altro, interazione, reciprocità, sguardi, sorrisi. È la capacità di leggere il nostro tempo con chiarezza. Siamo realisti, tutti i computer del mondo non possono sostituire quel processo di educazione, che tira fuori (nel senso davvero etimologico) il talento da ogni persona. Le Humanae Litterae ci hanno insegnato la necessità di riscoprirci uomini fra gli uomini. E allora facciamolo. Ma senza isterie, nazionalismi e slogan. Cerchiamo di scrivere una pagina di storia degna di questo nome. E buon lavoro a tutti.</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-8940163323753405932020-01-26T08:35:00.001-08:002020-01-26T10:22:29.306-08:00Ci risiamo: ho scritto un nuovo romanzo! "Il giorno seguente" sta per arrivare <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWnhRBHqi3u9Y2JMGx6_Mp4_GT_koiiSFVJGVkdv7s9QiMX5oNATwxplCBSBHMcEOZiac2pyhuRKQdE7f3FczouRltlgaCEtltXSiWVFTs6KhS-PXZygw5Eje00bBWSbJGraBvTwRmih9F/s1600/Copertina_bozza.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="433" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWnhRBHqi3u9Y2JMGx6_Mp4_GT_koiiSFVJGVkdv7s9QiMX5oNATwxplCBSBHMcEOZiac2pyhuRKQdE7f3FczouRltlgaCEtltXSiWVFTs6KhS-PXZygw5Eje00bBWSbJGraBvTwRmih9F/s400/Copertina_bozza.jpg" width="270" /></a><br />
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Quando ho scritto il mio primo romanzo, mi pareva stranissimo. Certo che pure scrivere il secondo non è stato da meno. Stavolta però è stato diverso. C'era più consapevolezza e meno spavalderia. L'esperienza del Muschio è stata fortissima: mi sono capitate cose davvero inimmaginabili. Credete che arrivare in una città a fare una presentazione e scoprire che la città è piena di cartelloni con sopra il tuo nome sia cosa da poco? Ricordo ancora quel misto di incredulità e gioia che ho provato. Mi fermai e feci una foto. Chi non l'avrebbe fatto? Oppure quando un intero auditorium di ragazzi era lì ad aspettarmi, con gli occhi e le orecchie tese a quello che avrei detto loro. C'è stato anche un ragazzino che mi ha chiesto: cosa si prova ad essere famosi? Ma io non sono famoso, neanche mi ci sento famoso. Al massimo sono contento perché qualcuno ha apprezzato ciò che ho scritto. Se i lettori di Manzoni erano 25 (e qui cito) i miei saranno 2, forse 3! </div>
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Oggi siamo all'alba di una nuova vigilia, siamo qualche giorno prima de<i> Il giorno seguente</i>, il mio nuovo romanzo. È stata una storia coraggiosa da raccontare, e spero di esserci riuscito in qualche modo. Mi piace pensare che sia una storia di speranza, che parli ai lettori così come ha parlato a me quando ho ascoltato delle storie di dolore così crudo, che mi hanno ispirato una storia che le comprendesse tutte e da ognuna prendesse qualcosa. La lettura deve essere una bussola esistenziale che orienta le nostre vite, e cosa meglio del dolore e della rinascita che ne deriva può aiutarci quotidianamente? Matteo ci indicava una via di fronte all'indecidibilità della scelta; Nina ci insegna a ripartire anche quando sembra tutto inutile. È una storia di speranza che può aiutarci ogni qualvolta ci sembra che abbiamo perso la strada o il senso stesso della vita. </div>
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Sono stato molto assente dal blog, lo so. Ma sono successe tante cose, alcune anche terribilmente brutte, che mi hanno distratto. Ma insieme a Nina decido di ripartire da qui, dal mio angolo di mondo e dalla scrittura che spesso mi tiene compagnia. È una promessa che spero di mantenere. Nel frattempo aspetto tutti in libreria. Spero che Nina vi piaccia davvero. Io ce l'ho messa tutta</div>
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unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-30249600365164533592017-08-29T04:10:00.000-07:002017-08-29T04:10:09.673-07:00Lettera di un professore ai suoi alunni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_ztVPpRWt-Tw_93wIlurr56W4LTejtW0p896KxyzhcxLJ-UVbQskA7uktQ3VyIGLemt3BCAbAltHf68-606mKng6GlwXb0PUwCQDjiI8OaGuBadY7VTrd3C3CYvFwlBBl2YB74ZgSCsyT/s1600/addio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="288" data-original-width="420" height="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_ztVPpRWt-Tw_93wIlurr56W4LTejtW0p896KxyzhcxLJ-UVbQskA7uktQ3VyIGLemt3BCAbAltHf68-606mKng6GlwXb0PUwCQDjiI8OaGuBadY7VTrd3C3CYvFwlBBl2YB74ZgSCsyT/s320/addio.jpg" width="320" /></a></div>
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Nella vita di ogni professionista capita di dover cambiare sede di lavoro. Se però capita a un professore, questo significa lasciare i propri alunni. E, credetemi, quando si lavora con un materiale umano così permeabile e autentico nei sentimenti gli arrivederci non sono mai semplici. E così, nel salutare i miei alunni, ho scritto loro una breve lettera, che voglio condividere con voi, amici e lettori.</div>
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<a name='more'></a><br /><br />
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Cari Ragazzi,</div>
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mi ritrovo a scrivere nel silenzio della mia stanza. Avrei voluto scrivervi da un po’; ma sono ormai diversi mesi che il tempo mi scivola fra le mani come uno spietato carnefice. </div>
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Quando qualche anno fa pensavo all’idea di insegnare a scuola, ne ero disgustato. Mi sembrava la più crudele delle punizioni. L’ultima spiaggia dell’esistenza. Mi pareva un’alternativa a cui non avrei mai dovuto dar spazio. Ma poi la vita ci cambia e come spesso accade, lo imparerete, ci porta proprio per le strade che mai avremmo voluto percorrere. E così un bel giorno mi sono trovato dietro a una cattedra, con poca voglia e con la rabbia dei mie sogni infranti. Avrei voluto fare altro e proprio non c’era verso di dimenticarlo. Anzi ogni istante sembrava che lo ricordassi con tanta più forza di quanta ne usassi per pensare ad altro. </div>
<div style="text-align: justify;">
Venivo da anni di lezioni universitarie e in fondo non ho mai saputo i nomi di coloro ai quali facessi il corso o l’esame. E dopotutto neanche mi interessava. Facevo ricerca, mi ripetevo di continuo. Come se quasi giustificassi a me stesso quei volti tutti diversi, eppure tutti uguali nel loro anonimato, a cui mi rivolgevo. Erano simpatici? Può darsi. Avevano dei drammi e delle sofferenze da alleviare? Forse sì, forse no. Non mi interessava. Il mio lavoro era un altro. E certe informazioni a cosa sarebbero servite? Mi parevano inutili lungaggini a cui non ero mio compito dar credito. </div>
<div style="text-align: justify;">
Poi un giorno, come vi dicevo, mi sono trovato a scuola. E questa scuola era la vostra, e questi ragazzi eravate voi. Ci siamo detti diverse volte che i primi giorni non sono stati ‘meravigliosi’. Ma in fondo, quale prima volta lo è?</div>
<div style="text-align: justify;">
A un certo punto i vostri volti sono diventati dei nomi, poi delle persone, dei sorrisi, delle storie, delle gioie, dei dolori. A un certo punto qualcosa è cambiato. </div>
<div style="text-align: justify;">
Per molti giorni ho portato dentro di me la lacerazione di dover essere un professore come lo erano stati i miei. Tutti. Ma poi sentivo di mettere una maschera più atroce di una tortura. Perché dovevo essere chi non sentivo di essere. E allora ho pensato che dopotutto ognuno fa il professore un po’ come gli viene. E a me veniva nell’unico modo che avete conosciuto. E in quel modo io sono stato con voi. E in quel modo vi voglio bene. E in quel modo vi porterò nel cuore. </div>
<div style="text-align: justify;">
A dire il vero è proprio a essere in quel modo che ognuno di voi mi ha insegnato qualcosa. Perchè, vedete, la vera sfida dell’insegnare è imparare ogni giorno qualcosa. La vera sfida dell’insegnare è avere la curiosità di andare incontro ai ragazzi e conoscerli, apprezzarli. In fondo la vera sfida è sfondare uno sterile muro per riscoprirsi uomini e donne tutti insieme. Ognuno con la propria ricchezza. Ognuno col proprio dono. Ognuno con la propria cicatrice. Stando con voi ho capito che bisogna insegnarvi la capacità di emozionarsi, la forza di non mollare, l’intelligenza di andare avanti sempre e comunque, la fiducia in voi stessi, il desiderio di essere persone migliori. Bisogna insegnarvi ad avere fame di vita, di respirare questa vita a pieni polmoni anche quando fa male. Perché il vero insegnamento è insegnarvi ad essere leggeri e consapevoli di fronte ai drammi che la vita riserva ad ognuno di noi. Siate rocce, siate piume, siate giovani sempre. Che i vostri occhi conservino la gioia dei vostri anni, la gioia che ogni giorno mi insegnate e che in fondo non imparerò mai. </div>
<div style="text-align: justify;">
Grazie per tutto quello che mi avete insegnato senza saperlo. Grazie per avermi accolto in un modo meraviglioso. Grazie perché davvero non vi dimenticherò. Grazie perché oggi credo che fare il professore sia stato il regalo più bello che la vita mi abbia fatto. Grazie perché è con voi che ho capito che sceglierei la scuola altre cento e mille volte. Grazie per aver camminato con me durante quest’anno. </div>
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Una lacrima riga il volto e bagna le labbra.</div>
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Vostro, Luca.</div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-49353495653950691102017-08-28T08:39:00.001-07:002017-08-28T08:57:12.559-07:00O' Professore, ovvero il Blog 2.0.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWILYWhBNgS8J5ej1mjOq4efQqwvgxihHqRScsDsbJ5CK7Vk-dNGsP0blfhZmMnVlwZ0A1ekSUxsT_cDmH5QLec0QiFP0JVdGwdabOqp4KLJWv_u8fRjA8ErL5y4e6F6HJtsq0EY4xG8ee/s1600/La-strada-del-ritorno.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="288" data-original-width="360" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWILYWhBNgS8J5ej1mjOq4efQqwvgxihHqRScsDsbJ5CK7Vk-dNGsP0blfhZmMnVlwZ0A1ekSUxsT_cDmH5QLec0QiFP0JVdGwdabOqp4KLJWv_u8fRjA8ErL5y4e6F6HJtsq0EY4xG8ee/s320/La-strada-del-ritorno.jpg" width="320" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
Torno al blog dopo oltre due anni. Un po’ per la necessità di tornare nel mio cantuccio di pensiero, un po’ perché in molti me lo chiedono da un po’. E poi questo blog, a modo suo, mi ha portato fortuna. Ed effettivamente di tempo ne è passato, così come di acqua sotto i ponti. A essere onesti, non sarebbe neanche più il diario di un precario titolato, come era in origine. Perché in fondo quel precario non c’è più. C’è un professore di lettere, con i suoi alunni, le loro storie, i loro problemi e le situazioni, talvolta grottesche -credetemi- nelle quali talora mi ritrovo. Non è un caso, forse, se alcuni amici scrittori mi abbiano invitato a raccontare la mia vita da insegnante, con tutto quello che questa professione implica. No! Non abbiamo tre mesi di ferie! E non lavoriamo nemmeno mezza giornata, se è quello che state pensando. E lo so che molti di voi lo stanno pensando. Lavoriamo come tutti, talvolta, più di tanti altri. Ma questa è un’altra storia, a cui, forse, dedicherò un apposito post. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo ritorno ha molti significati. Primo fra tutti quello di tornare a scrivere senza condizionamenti. Ma anche quello di raccontare la vita di un professore, di un trentenne, di un idealista che continua a credere che non tutto sia finito. Scriverò appena potrò. Appena ne avrò voglia e appena i tempi del lavoro me lo consentiranno. Scriverò per me stesso e per chi vuole leggermi. Scriverò perché ne ho voglia. E se vorrete seguirmi come un tempo, sarò ben lieto di accogliervi tra le mie parole e tra i post del diario di un giovane insegnante che racconterà il mondo della scuola dalla parte dei docenti, ma anche il mondo dei ragazzi visti con l’occhio di colui che si sente ancora giovane e vorrebbe essere un ragazzo, ma forse, tanto ragazzo non lo è più. </div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-1633526262907503262014-12-31T10:03:00.000-08:002014-12-31T10:03:12.380-08:00Capodanno è...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhdmJauR3DL1_ILYjZJBMDrnmdWfWU5jcSlIGTP5mEi75zMUbyrqiKkvQv2NpVfu6VIjsHhB3O33umeZublp-IBC9fJyqrHXPbNEd6BNjeII4BMDVY1qWeH2kp5ry-lFyU5p4X0hQsScmm/s1600/Capodanno.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhdmJauR3DL1_ILYjZJBMDrnmdWfWU5jcSlIGTP5mEi75zMUbyrqiKkvQv2NpVfu6VIjsHhB3O33umeZublp-IBC9fJyqrHXPbNEd6BNjeII4BMDVY1qWeH2kp5ry-lFyU5p4X0hQsScmm/s1600/Capodanno.jpg" height="208" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Mi ritrovo a
fare un piccolo bilancio del 2014 quasi in calcio d’angolo. Avrei voluto
scriverlo prima, ma in questi giorni ho lasciato spazio agli amici. E così mi
ritrovo, a poche ore dal cenone, in camera mia a scrivere. Sarò rapido, magari
trascurato e metterò insieme pensieri sciolti. Ma tant’è. Mi andava di
condividere prima della fine dell’anno qualche riflessione.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Negli ultimi
giorni ho a lungo pensato a cosa abbia rappresentato per me l’anno che sta per
concludersi. Venivo da un 2013 complicato e difficile. Un anno buio e
graffiato, pieno di cicatrici ormai indelebili. Speravo quindi in un anno
migliore. Lo è stato? Mi ci sono interrogato a lungo e alla fine mi sono reso
conto che si è creata una situazione davvero bizzarra. Vi giuro, mai capitata.
In genere ci sono anno migliori e anni peggiori. Il mio 2014 invece è stato
caratterizzato da un singolare equilibrio. Mi spiego. Mi sono capitate cose
terribilmente brutte, atroci e difficili che mi hanno spiazzato. Mi hanno quasi
lasciato senza fiato per la sofferenza cruda e atra in cui mi hanno buttato. Un
dolore così profondo che quasi non credevo possibile. Poi, d’un tratto, la
luce. Sono avvenuti fatti così belli e inaspettati che quasi non li credevo
possibili. Dopo tutto quel buio avevo quasi paura a guardarli in faccia. Avevo
quasi terrore a pronunciarli. Temevo di romperli, come i più delicati dei
fiori. Una tenebra profondissima a cui è succeduto il calore dell’inaspettato e
del terribilmente bello. Così oggi mi trovo a pensare: come è stato questo
2014? Non lo so, davvero non lo so. La sua stranezza è tutta qui, in questo
assurdo equilibrio di contrari, crudi e terribilmente forti allo stesso tempo.</span><br />
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Mi riservo un
ultimo cantuccio per la terribile domanda: che fai a capodanno? La odio e non
perché odi il capodanno; ma perché le idee sono sempre le stesse. Nell’ordine:
andare per strada, ghiacciarsi e festeggiare nel traffico per raggiungere il
centro città; la selezionatissima villa privata in cui ci si ritrova in
cinquemila; il locale talmente affollato in cui non ci si muove, ma “abbiamo
spaccato” (tanto nessuno saprà mai della folla biblica modello fuga in Egitto);
a casa di amici a giocare, dove alla cinque del mattino si finisce stramazzati
sul divano tremanti per il freddo e la mancanza di sonno. Si dice che se rimani
a casa poi sei “tristissimo”. Forse sì, ma gli altri non mi paiono messi
meglio. E così nel mio modo un po’ cinico e divertito mi ritrovo a fare a tutti
i miei lettori i migliori auguri. Come diceva sempre mia nonna “Buona fine e buon
principio”!</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-39899494879306824182014-12-24T10:51:00.000-08:002014-12-24T10:51:22.205-08:00Natale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMRrn1-kNf-eoxvhuEs217kjgkfShPU1JR34wg8VyRrkX-Rvua6oANydILHu0mGbn1A0hGIV6fBaRQHBhRAV7E4Bb4_mO0vDQ8it9MEaX_Kl6CsjY6i5dEBgH7VO__a3RSNw9XlQRq2sth/s1600/natale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMRrn1-kNf-eoxvhuEs217kjgkfShPU1JR34wg8VyRrkX-Rvua6oANydILHu0mGbn1A0hGIV6fBaRQHBhRAV7E4Bb4_mO0vDQ8it9MEaX_Kl6CsjY6i5dEBgH7VO__a3RSNw9XlQRq2sth/s1600/natale.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Onestamente il
Natale mi piace. Dopo i post sul carnevale o sulle vacanze qualcuno avrà
pensato che sono un misantropo ipocondriaco. E invece no! Perché il Natale mi
piace davvero. Le luci, i regali, l’albero, gli amici e i cenoni sono tutte
cose a cui davvero non posso rinunciare. Forse sarà per tradizione familiare,
perché da sempre questa ricorrenza in casa viene festeggiata nel migliore dei
modi, oppure è pura indole personale. Fatto sta che è una festa che non mi
mette tristezza. Fa eccezione solo la tombola. Quella davvero la odio. Per non
parlare poi del simpaticone di turno che chiama i numeri. In genere è il più
tristo personaggio della comitiva.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tuttavia un
‘però’ c’è. Non poteva mancare. Tantomeno per un come me.</span><br />
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Una cosa che ho
sempre notato è la sfrenata corsa ai regali. Certo, è Natale. Io, per esempio,
sono uno di quelli che si avvia per tempo. Spesso nei primi dieci giorni di
dicembre ho già ultimato le compere, perché odio la folla nei negozi. Negli
ultimissimi giorni prima della vigilia però osservo divertito le orde sediziose
dei compratori last minute. La gente acquista veramente di tutto. Ma davvero!
Ogni cosa. Cioè regalano oggetti di cui io stesso ignoro l’esistenza o che mi
sembrano la peggiore idea regalo dell’orbe terracqueo. In questi giorni ho
visto gente che si faceva impacchettare discutibili taralli misti al pistacchio
nocciolato. Chissà cos’è. Vogliamo poi parlare delle candele? Se ne regalano a
centinaia! Il loro reale uso resta tuttavia discutibile. Già </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">me le vedo tutte ste persone in vasca da bagno
con candele profumate e musiche. Sì, certo, come no?!</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Però il regalo
natalizio è un modo per dirti “ti ho pensato”, e quindi vada pure per le
candele e tutto il resto.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Tuttavia c’è una
cosa che davvero amo del Natale. Il ritrovarsi. Il ritrovarsi attorno a un
tavolo, il ritrovarsi a cercare un regalo, il ritrovarsi a fare una
passeggiata, il ritrovarsi fra amici, il ritrovarsi in famiglia. Sono queste le
cose davvero belle del Natale. Quelle in cui vincono i sentimenti, l’umanità.
Perché il vero senso della festa, al di là dei credo religiosi,</span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">è proprio il riscoprirsi uomini fra gli
uomini. La solidarietà. Il fare spazio ad altri. Onestamente non credo che a
Natale si è tutti più buoni, anche se forse è davvero così. Preferisco piuttosto
credere che ogni giorno è quello giusto per sforzarsi di fare qualcosa di buono
per gli altri. Anche un piccolissimo gesto, minuto e gracile. Ma vabbè, questo
forse è solo il buonismo da clima natalizio. Forse domani il mondo tornerà a
correre veloce come sempre, con tutti i suoi difetti e tutti i sui conflitti.
Ma nel frattempo ci godiamo questo momento di sospensione dal tempo e da noi
stessi. E quindi… buon Natale a tutti!</span></div>
<br />
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<br /></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-78080859375843468752014-11-18T04:54:00.000-08:002014-11-18T04:54:37.286-08:00Come si dice?... ah sì! No spoiler. "Il muschio nasce a Sud": dal 28 novembre in libreria.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOzO1be63Hk_Yx_EELUh2PMZ747FxWvnGjAAjhdr8KWIfOEejKCi7-FpcCw50iFjg4Ki02srbjes_uyNNHQCC99SkbqVN1BS1LrutIRZjkh1B_U4pj-BBXa_xUyGFNZvWbz2vARyLNSd-7/s1600/copertina+il+muschio+nasce+a+sud+v3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOzO1be63Hk_Yx_EELUh2PMZ747FxWvnGjAAjhdr8KWIfOEejKCi7-FpcCw50iFjg4Ki02srbjes_uyNNHQCC99SkbqVN1BS1LrutIRZjkh1B_U4pj-BBXa_xUyGFNZvWbz2vARyLNSd-7/s1600/copertina+il+muschio+nasce+a+sud+v3.jpg" height="320" width="213" /></a></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Lo so, non
scrivo sul blog da tanto. Avrei voluto; spesso ci ho pensato. Ma poi ero troppo
stanco per farlo. E già. Ho scritto un romanzo. Così negli ultimi mesi ho avuto
pochissimo tempo per dedicarmi alla scrittura; a quella che non riguardasse il libro,
è ovvio. Desideravo da molto una di quelle sere, come questa, in cui c’eravamo
solo io e i tasti del computer. Che poi il pezzo lo pubblicherò domani mattina,
ma va bene così.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il senso è che spesso
la sera mi piace ritrovarmi in stanza a riflettere e a dare forma ai pensieri.
Il ticchettio della tastiera viene a farmi compagnia e, solo, mi immergo nel
mio mondo. Il bellissimo mondo della scrittura. L’ho scoperto da poco, a dire
il vero. Cioè nei mesi scorsi quando ho scritto una storia che oggi è diventata
</span><i style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il muschio nasce a Sud</i><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Come dicevo era
tanto che desideravo tornare al blog. A quel luogo in cui scrivo tutto ciò che voglio
e in cui mi sento ascoltato. Purtroppo sono stato assai preso dal romanzo e,
pur sentendone la necessità, arrivavo a fine giornata troppo stanco. Fra bozze
e correzioni, la sera non riuscivo neanche più a mandare un whatsapp. Però,
cavolo, che bella esperienza che è stata la scrittura!</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sono anni che
scrivo, eppure non avevo mai pensato alla narrativa. Ho scritto centinaia di
articoli di giornale, moltissimi editoriali e anche diversi contributi
scientifici, eppure non avevo mai pensato di scrivere altro. E invece la vita
sa sempre sorprenderci.</span><br />
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ricordo ancora quando
ebbi l’idea di scrivere un racconto. Era notte e io ero al volante, da solo. Fu
un fulmine. Improvviso e terribilmente eccitante. Mi vennero di getto le
primissime parole da scrivere. Oggi quelle parole sono l’inizio del romanzo. E
così ho scritto questo post. Un po’ per tornare al blog, un po’ per parlare del
romanzo, un po’ per parlare a me stesso di tutto quello che mi è capitato. Ne
sono stato travolto e ancora non mi sono fermato. Onestamente non so neanche se
ne ho voglia… Intanto dal 28 novembre aspetto tutti in libreria </span><span style="font-family: Wingdings; font-size: 12pt; line-height: 115%;">J</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-52624952473327044032014-09-23T07:10:00.000-07:002014-09-23T07:10:59.413-07:00Io odio l'estate<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdRwy1tnWhOHWV_y7wP5BITp2BQhjxupeN25ZWukIfK_TKGHL1vq_7QKPKSgf53ZFiHQjEw6-ceeje5trhwC9nlWjt1z5YR8dDDF8fgndphQpLDMZbpJYyKcpQ8RBnjCqmKqiWN0yOWzCZ/s1600/io+odio+l'estate.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdRwy1tnWhOHWV_y7wP5BITp2BQhjxupeN25ZWukIfK_TKGHL1vq_7QKPKSgf53ZFiHQjEw6-ceeje5trhwC9nlWjt1z5YR8dDDF8fgndphQpLDMZbpJYyKcpQ8RBnjCqmKqiWN0yOWzCZ/s1600/io+odio+l'estate.jpg" height="268" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Con ottimo
ritardo, e dopo settimane assai impegnative, torno a scrivere sul blog. Da
tempo caldeggiavo l’ipotesi di lavorare a un pezzo sull’estate e sulle vacanze.
Avrei voluto farlo ad agosto. Poi mi sembrava troppo presto, perché non volevo
rovinare le ferie a nessuno. Quindi è arrivato settembre. Mi pareva il momento
ideale, ma gli eventi hanno preso il sopravvento e il tempo mi è sfuggito di
mano.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Volevo a tutti
costi aspettare la fine dell’estate per dire che: io odio l’estate. Così
nessuno mi avrebbe preso per pazzo e nessuno mi avrebbe detestato. Nessuno
infine avrebbe pensato di me che sono un ipocondriaco, visto che, come ho già
scritto, odio pure il carnevale.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">La mia
affermazione va però in qualche modo chiarita. Mica sono contrario al mare, al relax,
o alla possibilità di conoscere posti nuovi? Tutt’altro. Non odio l’estate in
quanto vacanza, è la messa in atto di quest’ultima che onestamente mi
preoccupa.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Partiamo
innanzitutto dalla terribile frase “che fai questa estate?”. Dramma. Perché qualcosa
si deve sempre fare, come se non farlo fosse una vergogna pubblica. A questo
punto iniziano una serie di perverse strategie per racimolare la vacanza più
bella del mondo. La più divertente, la più rilassante, la più esotica, la più
di tutte le cose possibili. Per l’occasione spesso vengono alchemicamente
create case vacanze, in cui si riuniscono gli elementi più disparati. Un amico,
un suo amico, un amico del suo amico. Il primo giorno sono tutti felici e
festeggiano con fiumi di vodka e cocomerata. Dopo due giorni inizia la peggior
guerra fredda dopo quella fra Russia e Stati Uniti.</span><br />
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Poi ci sono i
fortunati, che vanno con pochi storici amici. Loro magari si divertono.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Casa a parte,
sono ben altre le cose che davvero odio. Intanto il mese di agosto in sé. Tutti
partono. Ogni tua abitudine viene stravolta e se vuoi vedere un amico, finanche
per un caffè, è meglio aspettare settembre. Agosto diventa il momento ideale per
aprire quel terribile leviatano che è la rubrica del tuo cellulare e riesumare
vecchi cadaveri.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quando si parte,
poi, si assiste alla passerella delle dieci peggiori trovate di sempre. Intanto
si deve bere. E io, che sono astemio, mi sono sempre domandato: perché?</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Passiamo poi
alle pessima abitudine di perdere sonno. Come se partire per il mare con lo
scopo di rilassarsi fosse terribil cosa. Ma scusate, lo scopo non è proprio
riposarsi?</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Attendo con
paura anche quella terribile frase pronunciata ad orari improbabili, come le
tre del mattino, in cui ti dicono “Già vai a letto? Ma per quale motivo? Domani
cos’hai da fare?” Ma, perché, è vietato dormire? </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Sempre d’estate
poi si creano maxi gruppi umani di amici di amici, di amici, di amici… Eppure
eravamo partiti in tre!</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E il bagno di
notte? Se non si fa,non è agosto. La ciliegina sulla torta è lo sfigato che
porta la chitarra. Dio solo sa quanto odio sta cosa. L’ho sempre odiata, e non
perché non limonassi. Il mio odio è sempre stato atavico e ancestrale. Credo di
non avere mai preso parte a questo rito.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">E perché?
Addormentarsi alle 20 e svegliarsi alle 23 per prepararsi e uscire? “Così siamo
riposati”, dicono. Io non solo non mi riposo, ma non riesco nemmeno a prendere
sonno. Piuttosto mi sembra di vivere solo col fuso orari sbagliato.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Per fortuna
siamo a settembre e l’estate è finita. Lo so, io odio l’estate e molti
odieranno me per questo. Vuoi vedere allora che sono un ipocondriaco?</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-67295666546135780962014-07-22T08:50:00.000-07:002014-07-22T08:50:15.853-07:00Vecchio a chi?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj08plPNieN7aTQQqYQqubzZulnmg4dDqWQRmBvLypR7gnmd9_G3eD_khrei5cMFhft46RaftN7uUR6it2UzlHwBNBw4eh0RPdpJ5i97MS0Al0rtsCcP-BT0G8IDA_nl66Il9PgwIOHnAdQ/s1600/risorsa-giovani.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj08plPNieN7aTQQqYQqubzZulnmg4dDqWQRmBvLypR7gnmd9_G3eD_khrei5cMFhft46RaftN7uUR6it2UzlHwBNBw4eh0RPdpJ5i97MS0Al0rtsCcP-BT0G8IDA_nl66Il9PgwIOHnAdQ/s1600/risorsa-giovani.jpg" height="238" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">A volte ci succedono cose del tutto casuali, che
tuttavia aprono spaccati inquietanti dentro di noi. Come se questi fatti ci
facessero vedere cose che abbiamo sotto gli occhi, ma che ignoriamo di vedere.
O magari neanche le conosciamo davvero. Sono completamente al di sotto della
nostra soglia di consapevolezza. Tra poco capirete che il post di oggi è
dedicato ai giovani come me. Perché siamo giovani, inutile fare sorrisini e
faccette.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Vi è mai capitato di essere salutati da un
adolescente? A me sì, capita spesso. Soprattutto in palestra. Onestamente ho
sempre pensato di venire considerato un ragazzo. Non più adolescente, ma pur
sempre un giovincello. Eppure non è così. Qualche giorno fa un ragazzino mi
dice “Buonasera”. La mia reazione è stato una goccia di sudore gelido. Un brivido
lungo il collo. L’uso allocutivo del cosiddetto ‘lei’ è stata una doccia
fredda. Perché mai quell’adolescente non mi ha dato del ‘tu’? Eppure io sono
giovane, ho pensato. Poi ho subito aggiunto, evidentemente non è così. Allora
sono vecchio? Ma non lo sono mica? Allora il mondo mi vede vecchio? O forse
solo i ragazzini?</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Probabilmente lo sbarbatello ha ragione. Già. Ormai
preferisco frequentare i “grandi”. Per non parlare di quando becco orde di
ragazzini urlanti sui mezzi pubblici. Meglio una spranga sui denti. D’altra
parte non conosco gli idoli dei ragazzi.</span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">
</span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ignoro chi siano i One Direction. O i rapper emergenti con cappellini a
stelle e tatuaggi al collo. Beh sì, sono cresciuto. Almeno questo lo ammetto. Ma
non sono vecchio. Non sono tipo da ‘lei’. Non sono uno a cui si dice ‘buonasera’.
E quando pensi che tutto sia segno di vecchiaia, scopri che hai amici a cui
hanno ceduto il posto in metro. Ancora peggio. </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;"> </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">A quel punto la tua astuzia (no, non la chiamo
saggezza perché quella è dei vecchi) ti fa comprendere una cosa. Non sei
vecchio. Ma diversamente giovane. Sei giovane come i tuoi amici quarantenni. Solo
che non sei più un ragazzino. Perché la gioventù è uno stato della mente. E comunque
il “buonasera” davvero non ci piace. </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;"> </span>unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-52790248308641166342014-07-04T05:27:00.001-07:002014-07-04T05:27:09.164-07:00Sere che...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN7dLOB5NZSD-HOIc4LYn6kMni5H0c-8kiUi0Dy0-hQP9k6BassdzqSD-faHEDa2B9pQE8TptANA1sLhVMeReHtxnEQTBbOXNlo-UMG7irerMGIVFqlLALSSJ54xro_JEiwlnjkHQqTNGF/s1600/certe+sere.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN7dLOB5NZSD-HOIc4LYn6kMni5H0c-8kiUi0Dy0-hQP9k6BassdzqSD-faHEDa2B9pQE8TptANA1sLhVMeReHtxnEQTBbOXNlo-UMG7irerMGIVFqlLALSSJ54xro_JEiwlnjkHQqTNGF/s1600/certe+sere.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Ci sono sere davvero speciali. Sere insperate. Sere
che non ti aspetti. Sere che sembrano non fare nemmeno parte della stessa
giornata. Sono le sere in cui chiudi un capitolo della tua vita. Oppure
qualcosa finisce. Così. Semplicemente. E tu nemmeno te lo aspetti. O forse sì,
ma quasi non vuoi crederci. Come se il tuo desiderio più nascosto, o il tuo
sogno più bello, si stessero concretizzando. Come se d’un tratto tutto ciò in
cui avevi sperato potesse essere visibile davanti a te. Eppure ne hai paura.
Perché una meta agognata e quasi raggiunta spaventa. Si sa. Inutile negarlo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ci sono sere in cui la gioia fa paura. In cui essa
si mescola alla tristezza. Sere in cui ti guardi indietro e hai i brividi.
Perché un pensiero felice si insinua nella testa. Ti trapassa come un chiodo.
Ma è solo. Terribilmente solo. Unico. E quasi non riesci ad esserne contento.
Perché è così raro e prezioso che non vuoi romperlo. Vorresti custodirlo
gelosamente dentro di te. Cullarlo. Averne cura. Innaffiarlo, nutrirlo.
Proteggerlo e guardarlo. Fino a quando questa felicità non cresce e diventa forte.
Visibile.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Cominci davvero a pensare che alcune sere sono
speciali, perché non finisce solo un giorno, ma un intero pezzo della tua vita.
Qualcosa che va via. Forse neanche lo avevi chiesto o sperato. Ma la vita è
imprevedibile. E allora inizi a fare dei bilanci. A guardare indietro e poi
avanti, senza mai fermarti. Non riesci a smettere di pensare. Vorresti trovare
un senso. Un binario. Ma forse non c’è. Forse è venuto il momento che qualcosa
se ne vada, semplicemente.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ci sono sere in cui vai a letto sapendo che domani
sarà un altro giorno. Ma non uno dei tanti. Uno nuovo. Uno dove si riparte da
zero. Un giorno lieve. Dove tutto ciò che c’era fino al giorno prima è il passato.
E proprio la sera lo ha consegnato alla vita. A ciò che è stato.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ci sono sere in cui tutto sembra iniziare daccapo. </span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-42826381404590950402014-06-19T10:52:00.000-07:002014-06-19T10:52:10.420-07:00Siamo il popolo dei concorsi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCq0trLbJXOBCpFb3lNr2zj4dSAvYiwi4W4L2P8Qhk6iepqpBt-_qPkeXlx7GZQC-lH3xkY0RHfoVK8YHX-PeDsp94soVQUYk3_YirpubQZtLmg_ll6Fh9E_v9IQph-AREMev3gnJ4G2LF/s1600/concorso.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCq0trLbJXOBCpFb3lNr2zj4dSAvYiwi4W4L2P8Qhk6iepqpBt-_qPkeXlx7GZQC-lH3xkY0RHfoVK8YHX-PeDsp94soVQUYk3_YirpubQZtLmg_ll6Fh9E_v9IQph-AREMev3gnJ4G2LF/s1600/concorso.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Quello che negli ultimi giorni riempie la vita del
sottoscritto è la costante presenza della modulistica per la scuola. Dalla
domanda per l’inserimento in terza fascia (le supplenze insomma), fino ai
moduli per l’improbabile test preselettivo del tfa (l’abilitazione). Lo faccio
controvoglia, lo ammetto. Ma nessuna possibilità va esclusa. Soprattutto oggi,
soprattutto per noi trentenni.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Non immaginavo però una serie di cose che ho visto e
vissuto in questi giorni. Sono grottesche. Fanno ridere. Ma il sorriso è nero.
Molto nero.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Innanzitutto è bizzarro che, a chi ha un dottorato,
la legge italiana non dia nessun beneficio, se non dodici punti in più. Tre
anni di ricerca e didattica universitaria non servono praticamente a nulla. Perché
se per legge ogni dottorando è tenuto alla didattica universitaria, per quella
stessa legge non può insegnare a scuola, né può considerarsi già abilitato.
Nonostante sia vincitore di un concorso di livello superiore e nonostante,
paradossalmente, abbia insegnato in varie forme all’università. Non voglio
estendere il discorso alle pubblicazione scientifiche internazionali, perché
quelle non vengono neanche considerate. Nemmeno un punto. Già! Un poverino che
porta avanti la ricerca, da cui nasceranno i futuri docenti scolastici, che ne
può sapere di come si insegna? Quello che conta sono i punti! E anche la
patente europea per il computer. Che… scherziamo?! Per la legge sono queste le
cose importanti che danno punti! E come me, in questa situazione, si trovano
centinaia di persone.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ancora più bizzarro è che per lavorare a scuola si
debba fare un calcolo meticoloso e cervellotico di crediti. E se ne manca solo
uno, non si può insegnare. Come i punti della benzina, insomma. Questa
situazione è intrinsecamente connessa alla domanda per l’inserimento in
graduatoria, nella quale vanno inseriti gli esami sostenuti per il
raggiungimento dei crediti suddetti. Allegare un certificato storico, sarebbe
più veloce e sicuro. Invece no. Meglio scrivere fogli su fogli a mano. Del
resto, siamo solo nel 2014. Mica nel futuro?</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Quando ci si approccia a questa realtà si scopre
un’altra cosa assai divertente e degna di nota. “Oggi si fa tutto on line” è il
mantra di chi bazzica già da tempo in questa realtà, e che magari prima faceva tutto
a mano. Comodo, penserete. Già. Peccato che, quasi a giorni alterni, i siti
preposti non funzionino. E allora chiediamo aiuto. Ma a chi? Non si sa. Ma davvero!
Nessuno lo sa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">E non parliamo del tfa. Le cui domande del test
preselettivo, per il quale bisogna pagare, sfidano l’inventiva e la sagacia del
miglior Mike Bongiorno d’annata.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Infine un’altra cosa di cui mi sono reso conto è che
queste domande le fanno tutti. Ma proprio tutti. Nessuno escluso. Perfino i più
insospettabili. Quelli che un lavoro già ce l’hanno. Quelli che lavorano nelle
aziende. Quelli che, non si sa perché, “facciamola, non si può mai sapere”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Allora siamo davvero il popolo dei concorsi… e delle
domande.</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-37107160819542387092014-05-26T05:17:00.000-07:002014-05-26T05:26:13.008-07:00Avere 30 anni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpqNSNXhq6pA2aMY3-pKAksj-7hcygAUIHe0bsRg_ROu3BHWf9ANs4jq-tn10gBQgV3rgVlRuS-N6fOMI6t7cD-onjKdOIRhSOzGaK3x0xCaj-g1lsP5ZyvMhC7yPpqaF1wzFlDOtGmNvP/s1600/trenta+anni.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpqNSNXhq6pA2aMY3-pKAksj-7hcygAUIHe0bsRg_ROu3BHWf9ANs4jq-tn10gBQgV3rgVlRuS-N6fOMI6t7cD-onjKdOIRhSOzGaK3x0xCaj-g1lsP5ZyvMhC7yPpqaF1wzFlDOtGmNvP/s1600/trenta+anni.png" height="200" width="200" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Mi sono chiesto parecchie volte cosa significhi
avere trenta anni. Me lo sono domandato sempre più spesso da quando ce li ho. Ma
soprattutto in concomitanza dei milioni di link che affollano i social, come fossero amarcord. Un moderno tema dell’ubi
sunt, in cui ogni volta ci si ricorda di chi eravamo o di come siamo cresciuti.
Eravamo quelli dello ‘Ciao’ Piaggio e della ‘Nintendo Sessantaquattro’. Delle tartarughe
ninja e dei power rangers. Ma chi siamo davvero oggi? Cosa sono questi trenta
anni, al di là di ciò che siamo stati? Magari fosse facile a dirlo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Credo che siamo quelli a cui la vita ha dato tanto,
ma ha tolto lo stesso. Quelli cresciuti nel benessere, ma a cui la crisi ha
tagliato i sogni. Quelli che si reinventano ogni giorno. Che vivono l’attimo, perché
privati del domani. Siamo quelli del divertimento e delle feste. Degli aperitivi
che si chiamano happy hours. Quelli delle palestre e del fitness. Quelli dei
rapporti di coppia sempre più complicati. Non abbiamo vissuto la guerra, ma
viviamo un momento storico altrettanto pesante. Siamo quelli che se non ci
fossero mamma e papà, sarebbe dura. Troppo dura.</span></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Siamo quelli giovani, pieni di vita. Ma non siamo
più giovanissimi perché, se facciamo le cinque del mattino, il giorno dopo siamo stecchiti. Quelli che si rendono conto che qualcosa è cambiato, ma è amaro
accettarlo. E sorridiamo. Siamo quelli che vorrebbero essere ancora ragazzini,
ma sanno di non esserlo più. Siamo quelli che dobbiamo imparare ad essere
adulti, ma soprattutto a sentirci tali. Siamo quelli che si affacciano alla
vita pieni di speranza, ma carichi dell’ombra che la storia ci ha donato. </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Siamo quelli che alcuni di noi iniziano ad avere i figli. Siamo
quelli a cui la vita comincia a dare le sue cicatrici, forti, dolorose e vive. Siamo
quelli che iniziano a portare i segni della lotta. Quelli che la vita ci rende
adulti così. Con la sofferenza. Ma siamo soprattutto quelli che sorridono
ancora. Dobbiamo imparare a farlo, nonostante tutto. Perché dobbiamo imparare a
vivere autenticamente, anche se piove.</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-51839497398932738962014-05-06T04:52:00.001-07:002014-05-06T04:52:18.288-07:00Ah l'amore...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizt7mdaNnd3yQIIPaid8DAczcTE1vTfzw1P0wpDLWLTU0aLdhwjwMAP8_AlHkLT7hoorJ0Bd8UfheBIgcOIWbJ3FyXRFheZhz1NQ9ddUN7L1WqXIRuC_JCl-dIAGCUYBXg4Ipj3NhwMv0W/s1600/accogliere+l'amore.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizt7mdaNnd3yQIIPaid8DAczcTE1vTfzw1P0wpDLWLTU0aLdhwjwMAP8_AlHkLT7hoorJ0Bd8UfheBIgcOIWbJ3FyXRFheZhz1NQ9ddUN7L1WqXIRuC_JCl-dIAGCUYBXg4Ipj3NhwMv0W/s1600/accogliere+l'amore.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">La riflessione di oggi arriva per caso, non voluta.
Si è affacciata alla mia mente dopo una chiacchierata con un’amica. A dire il
vero nasce perché lei ha colto, in quella lunga conversazione, più di quanto
avessi fatto io stesso. Con sensibilità, ha intravisto qualcosa di prezioso (e
la cito, non sono così autocelebrativo) su cui forse vale la pena scrivere due
righe. Per riflettere ulteriormente. Ma anche per condividere con più persone
qualcosa che penso e che forse ha davvero la forza di dire qualcosa agli altri.
D’altra parte sono convinto che la scrittura serva proprio a parlare alla
gente. A raccontare.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ho sempre pensato che l’amore fosse una cosa
complessa, perché rimanda alla stratificazione di moltissimi concetti, diversi
tra loro. A volte complementari, altre volte antitetici. Senza considerare la
miriade di forme in cui si declina e si realizza. Tutto in modo assolutamente e
unicamente soggettivo. Il che rende ancora più gravoso il compito di chi
scrive, o anche di chi ne parla semplicemente. Ovviamente io non parlerò
d’amore. Quanto piuttosto di un aspetto, che mi pare particolarmente
interessante.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">L’amore è accoglienza. È sentirsi accolti e
accogliere. Questo è ciò che dissi alla mia amica durante la nostra
chiacchierata.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Si parlava infatti dei rapporti di coppia e della
difficoltà intrinsecamente connessa a questa condizione. Ed effettivamente la
cosa più difficile è proprio accogliere. Sembra ovvio e forse anche banale. Ma
non lo è affatto. Troppo spesso ognuno di noi vuole essere amato come ama. O,
peggio ancora, come lui desidera che qualcuno lo ami. Senza tenere conto di chi
si ha davvero di fronte. A volte perdiamo di vista un dato che io reputo
fondamentale. Solo chi si sente pienamente accolto riesce ad amare con più
forza. E, di converso, solo chi accoglie ama autenticamente. Perché significa
accettare l’altro/a per ciò che è. Senza desiderio di cambiarlo/a. Troppo
spesso si rincorre l’idea del partner che vorremmo e non di quello che abbiamo.
Credo che accogliere moltiplichi la capacità stessa di amare, perché ne
fortifica le radici e la condizione in cui esso nasce.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Se non veniamo accolti e non accogliamo, che senso
ha l’amore?</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-29466698922254885122014-04-29T04:48:00.001-07:002014-04-29T04:48:11.022-07:00Penso che...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKcI_eUqFELjRPabTvrHsjfhEp9Nje4WMMqYCe2qWZsmJ2GmPd50v6N8G-Kf4L5VEkIMlTTKrG28kXvVUGRebQ_D6_ARHz5fgCRGhgtajQPp-8HFzLxGT9lt3kaTNUN6QflaTZy6tNzWXm/s1600/riflessioni+sparse.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKcI_eUqFELjRPabTvrHsjfhEp9Nje4WMMqYCe2qWZsmJ2GmPd50v6N8G-Kf4L5VEkIMlTTKrG28kXvVUGRebQ_D6_ARHz5fgCRGhgtajQPp-8HFzLxGT9lt3kaTNUN6QflaTZy6tNzWXm/s1600/riflessioni+sparse.jpg" height="272" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Sono svariati giorni che manco dal blog. E le ultime
cose che ho scritto sono stati dei soffi di romanzo. In genere i post avevano
sempre un tema specifico di cui parlare. Una riflessione, un pensiero. O anche
una semplice annotazione. Erano stati di animo e osservazioni. Forse erano anche
ciò che la letteratura seria chiama flussi di coscienza. Erano un modo di dialogare
con i lettori su qualcosa che osservavo o sentivo, e che mi andava di
condividere. Anche perché chi scrive avverte il bisogno di parlare alla gente.
Così ogni volta affrontavo un argomento che mi aveva stimolato, per
qualsivoglia motivo. Personale, familiare, sociale. E trovavo chi la pensava
come me, chi no. Ma il bello della vita è proprio la diversità delle opinioni.
La polifonia del pensiero.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Stavolta non scelgo un tema, ma tanti. Un po’ come i
vari status dei social network. Sono considerazioni un po’ sparse e slegate che
ho fatto in questi giorni di assenza, in cui ho riflettuto a spizzichi e
bocconi.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ho pensato ai maniaci della palestra, che ora più
che mai si allenano per la prova costume, che scolpisce l’addominale e svuota
il cervello. Ho pensato a quanto mondo ignoriamo e invece andrebbe conosciuto. Ho
pensato alla esasperazione delle ideologie, pericolosa e ottundente. Ho pensato
alla sofferenza. Quella che ci rende adulti, a cui non possiamo sottrarci. Ho
pensato all’imprevedibilità della mente umana e delle donne in particolare. Ho
pensato alla difficoltà dei rapporti di coppia, sempre complessi e sfrangiati.
Ho pensato che non si deve cedere a facili populismi esistenziali. Ai quali
bisogna rispondere con la forza di accettare sfide ardue con coraggio e
determinazione. Ho pensato alla moda dei selfie, che mi ha già un po’ stancato.
Ho pensato alle serie tv, che amo guardare in streaming e in contemporanea con
l’America. </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;"> </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ho pensato ai casatielli e
alle pastiere con cui avete tempestato i social in periodo pasquale. Ho pensato
che a volte è meglio non pensare per un po’ e godersi la vita per ciò che è.
Con tutte le sue imperfezioni. Perché esse sono il cuore della vita stessa. </span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-42192188097083694582014-04-14T05:13:00.000-07:002014-04-14T05:13:10.746-07:00Siamo artisti, non la caritas...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNUkNrJwl1xunU7L4zZWW-9sEXEPdoRVpMC5QX1VsIARaomYbi05J6A31TETNF1WQvEoIS7cjTxkM8FjnV4vxQWU0iVRlP95o9BZ7kTz_q-c5d7TGmZyo6Uy7elBswsIwtvJ2tvXIYRa9b/s1600/Artisti+non+pagati.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNUkNrJwl1xunU7L4zZWW-9sEXEPdoRVpMC5QX1VsIARaomYbi05J6A31TETNF1WQvEoIS7cjTxkM8FjnV4vxQWU0iVRlP95o9BZ7kTz_q-c5d7TGmZyo6Uy7elBswsIwtvJ2tvXIYRa9b/s1600/Artisti+non+pagati.jpg" height="200" width="200" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Già in altri post mi sono occupato di alcuni delle
difficoltà relative all’essere un artista. È chiaro che le questioni sono tante
e non possono essere trattate tutte in maniera esaustiva. Tuttavia c’è un
problema grosso e importante che va affrontato: la retribuzione. Cioè la paga
che deve essere corrisposta ad un artista di professione. E non voglio certo
riferirmi ai problemi nazionali, legati ad uno stato o ad una classe politica
che investe poco e male sulla cultura o sui teatri. Voglio parlare della
mentalità delle persone. Un problema ancora più grande e cogente. Perché indica
un radicamento sociale di certe abitudini. Una cattiva educazione mentale al
concetto stesso di arte. Un problema dell’intera società, che noi artisti viviamo
con pungente realismo, fino a pagarne drammaticamente le spese.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Troppo spesso infatti viene chiesto ad un artista di
lavorare in maniera totalmente gratuita. Come se salire su un palco fosse una
opportunità unica, che ogni lavoratore dello spettacolo dovrebbe cogliere al
volo. Come se fosse una occasione irripetibile di visibilità. Come se fosse il
lavoro della nostra vita. È assurdo. Innanzitutto perché il palco è il luogo in
cui lavora un artista. Non lavora certo nella foresta amazzonica. E poi se un
cantante canta, un danzatore danza o un attore recita, di fatto sta lavorando.
Sta offrendo una prestazione professionale a tutti gli effetti. La sua
professione è quella, non altra. Pagare un artista sembra strano, perché lui si
diverte. Eppure non ci sogneremmo mai di andare da un medico o un avvocato e
non pagarlo. Però all’artista si può chiedere. Perché? È sbagliato, oltre che
offensivo verso la dignità umana di chi lavora e vive di arte. Come si pagano
avvocati, commercialisti o qualsivoglia altro tipo di libero professionista, si
deve pagare anche chi fa spettacolo. Mica usciamo da un negozio con un articolo
senza averlo pagato? Invece con l’arte si fa, quasi come fosse un’onta il
contrario. Ci si dimentica che per fare l’artista di professione ci vogliono
anni di studio e dedizione. Gli stessi che vengono richiesti ad un medico o a
un avvocato per laurearsi. Invece la gente crede il contrario. Come se chi fa
arte fosse un folle visionario che vive da saltimbanco. Questa mentalità è
soprattutto italiana e andrebbe estirpata. Perché, signori cari, siamo artisti
non la caritas. L’arte va pagata come tutti i lavori. Non è un hobby o una
perdita di tempo. È impegno e sacrificio. È una ragione di vita. È un lavoro.
Bello, bellissimo, anche divertente. Ma pur sempre un lavoro.</span><br />
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unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-22595827887216031192014-04-07T05:13:00.001-07:002014-04-08T03:20:37.624-07:00La febbre e la mamma<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo-DedlWkr9F8YStHAH1DZK6nUBCiPERqn3qbKbVgdYkehbkCpGhpsL6UxfjFgDro0FFk8ncmArprfnGgDYcacma2VQGNBg5mKn7P0NsTM8nAo0YqsUARFi-VUaHhjhbHUeTxcv11QzUlt/s1600/febbre.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo-DedlWkr9F8YStHAH1DZK6nUBCiPERqn3qbKbVgdYkehbkCpGhpsL6UxfjFgDro0FFk8ncmArprfnGgDYcacma2VQGNBg5mKn7P0NsTM8nAo0YqsUARFi-VUaHhjhbHUeTxcv11QzUlt/s1600/febbre.jpg" height="200" width="166" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Questo post nasce dopo giorni di silenzio. Mi
piacerebbe definirlo silenzio creativo o riflessione critica. Ma purtroppo non
è così. Si è trattato di una pausa forzata dovuta all’influenza, che mi ha
beccato nell’ultima tornata. Febbre, che poi significa noia. Soprattutto quando
si è adulti e le cose da fare sono tante. Trascorrere a letto l’intera giornata
non è certo piacevole. Senza considerare gli annessi come pilloline, brodini,
coperte e chi più ne ha, più ne metta. Però c’è una riflessione breve che va
fatta. E nasce proprio dall’influenza. Tale riflessione supera i confini del
tempo, e credo resti valida sempre. Indipendentemente da tutto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Puoi avere qualunque età, ma quando hai la febbre
non c’è nessuno come la mamma. La sua mano delicata, che controlla la fronte, è
tra le sensazioni più belle che si possano provare. Quella mano che è affetto,
sicurezza, tenerezza, forza e protezione. Nulla ci può far male in
quell’istante. Ci sentiamo totalmente al sicuro da ogni cosa. Perfino dal mondo
stesso. Tutto ciò è un ricordo preziosissimo a cui nessuno rinuncerebbe mai.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Poi ci sono i rimedi che solo la mamma sa proporre.
Le attenzioni. Le coccole. L’acqua che ti porta fino al letto. Le coperte che
ti rimbocca sempre. Le minestrine preparate con amore. La frutta sbucciata con
devozione. Non esiste nulla come tutto questo. Non esisterà mai al mondo.
Saremo uomini e donne, oppure anziani, ma queste resteranno sempre le cose più
belle che la febbre ci può regalare. I ricordi più dolci. Gli attimi più teneri.
E allora custodiamo tutto questo come il bene più prezioso che la vita ci
offre. E pensiamo per un istante alle mamme. Perché a loro, in definitiva, va
il post di oggi. </span>unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-5539434181016690632014-04-01T04:52:00.002-07:002014-04-01T04:52:57.661-07:00"Ci saresti dovuto arrivare tu"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkv0oAEqeTM0wQp0gTWvXwx7DaP4TjtY8Aq7WkJ08gQhYKaimyBgF0vo_B9XIOEy5HzmTuhy-2uboPEgnhcTC02gEBSSOEoyUyseNGbhAYXnon4TVbBBHh616HEf8S_DE7BADW-3RY22QC/s1600/ci+saresti+dovuto+arrivare.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkv0oAEqeTM0wQp0gTWvXwx7DaP4TjtY8Aq7WkJ08gQhYKaimyBgF0vo_B9XIOEy5HzmTuhy-2uboPEgnhcTC02gEBSSOEoyUyseNGbhAYXnon4TVbBBHh616HEf8S_DE7BADW-3RY22QC/s1600/ci+saresti+dovuto+arrivare.jpg" height="163" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Il post di oggi e ironico e divertente. È leggero
come i pollini primaverili che stanno ammazzando tutti gli allergici, me
compreso. Ciò che affermerò ha un retrogusto vagamente maschilista. O almeno
potrebbe essere letto come tale dalle donne. Ma per quel che mi riguarda, credo
sia solo il punto di vista di un uomo. Senza nessuna velleità sessista. Scritto
col semplice scopo di far sorridere un po’.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">È chiaro che il rapporto uomo donna non è mai
semplice. La semplicità pare quasi un’isola felice a cui nessuno approda. O non
vi approda del tutto. I punti di vista divergenti sono all’ordine del giorno.
Lo sono fra due persone in genere, indipendentemente dal sesso. Figuriamoci poi
se le due persone in questione sono un uomo e una donna. Non ne sono certo,
anzi non lo sono affatto, ma credo di ricordare un’affermazione di Massimo
Troisi, il quale diceva che l’uomo e la donna sono gli esseri più sbagliati per
stare insieme. Ora, al di là della citazione giusta o sbagliata –non me ne vogliano
i troisiani accaniti- è chiaro che questa frase sia un’esagerazione. Una
provocazione evidente, che però fa riflettere.</span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">
</span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Apre uno spaccato quasi esistenziale su cui vale la pensa soffermarsi a
pensare.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Quando si ha una ragazza, e parlo per noi uomini, ci
sono tante cose su cui non troveremo mai un accordo. Per esempio,</span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;"> </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">la frase che più mal tollero e di fronte alla
quale un giramento orbitale di… è inevitabile è “Ci saresti dovuto arrivare tu,
senza che io te lo dicessi”. No, non ci saremmo dovuti arrivare da soli. Perché
mai? Soprattutto se la frase precedente è stata “fai come vuoi”. Il cervello di
un uomo è semplice, lineare. Non fa dietrologismi biechi e sentimentali. Se ci
viene detto di fare come vogliamo, noi lo facciamo. Quindi signore donne, non
pensate a ciò che avremmo dovuto. Perché anche voi avreste potuto dirlo. Se lo
aveste fatto, molto problemi si sarebbero evitati.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Cioè dite quello che volete, perché tanto noi non ci
arriviamo. E non perché siamo scimmioni cavernicoli insensibili all’amore, ma
solo perché siamo lineari. Se ci si dice “fai come vuoi” per noi esiste un solo
messaggio. Non sussiste alcun tipo di sottotesto. E qui iniziano le liti.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Va bene, è chiaro, con questo post avrò molte
nemiche e sarò tacciato di gretto e insensibile maschilismo. Ma vi prego,
ridete. Era un gioco. Anzi ridete, ma riflettete anche un po’.</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-30691565658582942332014-03-27T05:46:00.001-07:002014-03-27T05:46:42.264-07:00Primavera<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivV1Xr7NqucfK6fT79LI3S127wQ4JBvV4gCilhXyIPFMHS6bUbabf8zeiRw2g2-b7zGsHLjIfHQdLoc-xcaXecrI75Lz4YekOBA9WqcUh4pIEADzlFhhvcW7ASIZfTjBIyvSn9ts1rpunw/s1600/primavera.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivV1Xr7NqucfK6fT79LI3S127wQ4JBvV4gCilhXyIPFMHS6bUbabf8zeiRw2g2-b7zGsHLjIfHQdLoc-xcaXecrI75Lz4YekOBA9WqcUh4pIEADzlFhhvcW7ASIZfTjBIyvSn9ts1rpunw/s1600/primavera.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Siamo in primavera. Strano a dirsi con questo tempo,
ma è così. È un dato inequivocabile. Certo non è il caso di parlare delle
condizioni metereologiche, perché non spetta a me farlo. Pur essendo consapevole
che la pioggia per un napoletano è un fatto insopportabile. Soprattutto in
questo periodo, dove molti partenopei già desiderano spogliarsi dei cappotti e
andare al mare. Ma lo faranno presto. Al primo raggio di sole,
indipendentemente dai gradi. Per il napoletano medio è così. Io non faccio testo
perché ho sempre sofferto il freddo. Chi non ha questo problema, non potrà mai
capire che, per quelli come me, il disgelo inizia a maggio. Tuttavia non voglio
scrivere di ciò. </span><br />
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">La primavera va osservata anche e soprattutto come
una condizione esistenziale. Senza entrare in cavillose questioni accademiche e
lessicali, essa dovrebbe rappresentare una rinascita. Per ognuno di noi.
Nessuno escluso. Dovrebbe essere la possibilità di guardare il mondo con occhi
nuovi. Di lasciare il vecchio sé alle spalle e riporlo nell’armadio. Di decidere
di cambiare. Non il mondo, perché tanto non cambia. Ma noi stessi. Bisogna
trasformare il modo che abbiamo di osservare la realtà. Solo così saremo capaci
di accettare il nuovo.</span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">La primavera deve essere la possibilità che diamo a
noi stessi di accogliere la gioia del nuovo che si fa spazio, del diverso, del
cambiamento. La gioia dell’amore. La primavera in fondo è amore. L’amore di cambiare
tutto e di essere nuovi. Solo così potremo accogliere la rinascita che è insita
nel concetto stesso di questa stagione della vita. Soprattutto oggi.
Soprattutto con la crisi. Soprattutto noi trentenni. Per non essere sempre la
generazione bruciata dalla storia. Ma per essere la generazione capace di
risorgere da quelle ceneri che ci hanno annerito il futuro. Perché siamo capaci
di andare oltre la distruzione. Lo dobbiamo a noi stessi.</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-73318126660910457362014-03-21T06:06:00.001-07:002014-03-21T06:06:41.231-07:00Le parole che non arrivano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivH9gbgjt6JmIqoMGe3kflIXY5RP-LRphAzOUPHdAfn78Xw61ieIzgg7AuHULkj9O0qtjo3cjKkF9P50kW5CSEIE82jseLzpf7eWyHa01adB4hEQs-ABHoTjiwyAjSvMda7DUMDdM-1UdO/s1600/parole+che+non+arrivano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivH9gbgjt6JmIqoMGe3kflIXY5RP-LRphAzOUPHdAfn78Xw61ieIzgg7AuHULkj9O0qtjo3cjKkF9P50kW5CSEIE82jseLzpf7eWyHa01adB4hEQs-ABHoTjiwyAjSvMda7DUMDdM-1UdO/s1600/parole+che+non+arrivano.jpg" height="209" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Spesso tutti noi ci troviamo in momenti non facili. Periodi
in cui abbiamo bisogno di essere ascoltati o accolti. Altre volte invece siamo
felici per qualche motivo, e sentiamo lo stesso desiderio di reciprocità verso
qualcuno. Per condividere la gioia, o anche per comunicarla. Del resto la
socialità è un bisogno primario dell’uomo e il dialogo è alla base di questa
dinamica. Eppure a volte qualcosa non c’è. Talora mancano quelle parole che
avremmo voluto ascoltare. Spesso nella sofferenza, più che nella gioia, esse
vengono meno. Soprattutto da quegli amici da cui avremmo voluto essere compresi,
accolti e confortati. Essi non ci riservano nulla di tutto questo. E noi stiamo
lì giorni interi ad attendere che qualcosa arrivi. Siamo inermi. Come bambini
aspettiamo ferventi che quell’amico prima o poi ci dica qualcosa. Invece non arriva. Nessuna parola, nessun
messaggio, nessun whatsapp. Quasi un paradosso nell’era dell’ipercomunicazione.
Quella in cui i mezzi di comunicazione sono aumentati in un numero spesso
sovradimensionato rispetto alla reale necessità.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">I motivi possono essere tanti, a volte giusti,
validi, veri. Altre volte no. Talora mancano del tutto, non ce ne sono affatto.
Ma che ci sia o meno una ragione del silenzio, essa fa male. Comunque. Lascia un
segno o una macchia a cui spesso può essere davvero difficile abituarsi. Vero è
che nelle grandi passioni, siano esse positive o negative, si scoprono tante
cose. E non parlo dei sentimenti facili e populisti come l’invidia, la strafottenza,
l’egoismo degli altri. Mi riferisco all’assenza. Che è cosa assai più profonda.
Lascia una cicatrice molto più viva e cogente in chi la prova. Fa male. Non c’è
che dire. Senza accusare nessuno, sia chiaro.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Forse quando ci sono momenti come le grandi gioie e
i grandi dolori non si provano solo sentimenti forti. Ma si capisce molto di
più. Del mondo, della gente, di chi ci sta intorno. </span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-44477499691639772352014-03-19T06:12:00.002-07:002014-03-19T06:12:54.455-07:00Auguri (ai) Papà<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-XtgQXhEUYIyVUK6Kydlh-qVvcNrtRpxMdRMCei9l9Rd5bFu1PJxTronQm_Z_Pj064KYQP07VY2dKLY5i3kpkTLSRfZw8wNEyLAXzID0y7PGSWt08FohzeRTtzfCudi6My3s9aDSWQycZ/s1600/pap%C3%A0.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-XtgQXhEUYIyVUK6Kydlh-qVvcNrtRpxMdRMCei9l9Rd5bFu1PJxTronQm_Z_Pj064KYQP07VY2dKLY5i3kpkTLSRfZw8wNEyLAXzID0y7PGSWt08FohzeRTtzfCudi6My3s9aDSWQycZ/s1600/pap%C3%A0.jpg" height="276" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Non avrei voluto scrivere nulla sulla festa del
papà. Non sono mai stato un grande amante delle feste comandate dal marketing.
Ma è pur vero che oggi questa ricorrenza ha un sapore sacrale, visto che si
festeggia anche San Giuseppe. Allora una riflessione sulla paternità forse
andava tentata.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ho sempre pensato che l’essere padre è una
condizione molto diversa da quella materna. La donna è mamma sin da subito. Lo
è dentro, fino alle sue fibre più interne. All’essere padre invece ci si
abitua. È un sentimento viscerale ed enorme come quello femminile, eppure pare
conservare una dose di razionalità. Probabilmente la mia resta una supposizione
da verificare. Probabilmente ognuno vive questo sentimento in maniera diversa.
Come è giusto che sia. Come tutti i sentimenti. Che per quanto condivisi,
restano unici per chi li prova.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Se dovessi pensare a cosa rappresenti il papà,
immaginerei a colui che ti tiene la bicicletta quando ancora non sai pedalare
sulle due ruote. Il papà è la persona che ti smonta le rotelle dalla tua prima
bici e ti mantiene il sellino mentre tu cerchi di pedalare. È chi ti evita di
cadere. Ti protegge e ti sostiene. E lo farà sempre. Non conta che tu abbia un
bici o la macchina, lui sarà sempre al tuo fianco per non farti sbandare. Io credo
che il padre sia quella mano sicura e nascosta che ti insegna a guidare la tua
stessa vita. Quella figura burbera e strillona ma forte e coraggiosa. Le spalle
più grandi sui cui si possa contare, perché sono forti e robuste.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">E allora facciamo davvero gli auguri ai nostri papà.
A quelli che ci sono, ma anche e soprattutto a coloro che se ne sono andati.
Perché essi più di tutti vivono impressi con forza nel cuore di chi li ricorda.
Le loro parole oggi sono molto più vivide e operanti di ieri.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Il mio augurio speciale ovviamente va al mio di
papà. Che nonostante i suoi mille viaggi e le sue lunghe assenze è sempre qui.
Perché so che ovunque sia nel mondo, potrò sempre contare sulle sue braccia,
affinché non cada dalla bicicletta della vita.</span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-12325898546647875552014-03-18T05:49:00.002-07:002014-03-18T08:08:26.300-07:00Cultura come...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2uxEi36sZhLqPH7TYMBP_Fyw_WSucdpJrb8_b3FDOw95YhVtfWIWOAJMamo6DiTEE8d5NE92yoHxi0hsPocphUWlDFQ1XCeo4MFmvCu5EV4SlDKPyDmSl9QS3_63AhVdUn_LAsakj0_oF/s1600/culturapertura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2uxEi36sZhLqPH7TYMBP_Fyw_WSucdpJrb8_b3FDOw95YhVtfWIWOAJMamo6DiTEE8d5NE92yoHxi0hsPocphUWlDFQ1XCeo4MFmvCu5EV4SlDKPyDmSl9QS3_63AhVdUn_LAsakj0_oF/s1600/culturapertura.jpg" height="237" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Una delle parole più usate e forse inflazionate è ‘cultura’.
Ovviamente essa può avere centinaia di sfumature, accezioni e significati. Sarebbe
complesso inglobarle tutte. Probabilmente la sola operazione di classificarle
risulterebbe dispendiosa e priva di frutti significativi. Vero è che un
umanista dovrebbe sempre interrogarsi su questo concetto. Come teoria, ma anche
come stimolo alla riflessione. Affinché il suo lavoro non sia un vano studiare
fine a se stesso o all’autoreferenzialità della cultura in quanto tale.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">A mio avviso, il concetto di cultura può
avere due accezioni fondamentali. Almeno in via assolutamente preliminare. Essa
da un lato può essere l’insieme delle esperienze intellettuali legate ad un
percorso formativo. Quindi sarà il totale delle conoscenze, più o meno specialistiche,
derivate dalla scuola. Dall’altro però è possibile rintracciare un significato
più ampio. Quest’ultimo appare il più interessante e proprio con esso vale la
pena misurarsi.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Cultura è capacità di confronto con gli altri. È accettazione
del diverso e curiosità ad aprirsi verso di esso. Senza preconcetti, ma con la
voglia di comprendere e imparare attraverso ciò che è diverso da noi. Perché solo
grazie al raffronto con l’altro possiamo arricchire noi stessi e riaffermare
con forza le nostre radici e la nostra identità. Cultura è un’attitudine
mentale. Un atteggiamento nei confronti della vita e delle persone. Significa accettare
gli altri e i cambiamenti come nulla fosse, senza ricordare costantemente
quanto era bello prima. Perché magari quel prima non esiste più. E il nuovo va
abbracciato, sempre.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Sin da subito sono stato insofferente ai falsi
intellettuali. Quelli che, seduti nei loro aurei palazzi, sdottorano sul mondo
guardandolo dall’alto. Ho sempre provato fastidio per quelle grandi
manifestazioni culturali pompose e patinate. Lì dentro si finisce per stuccare
la cultura e renderla pura maniera. Eh no! La cultura deve essere un valore
vivo e operante nella vita. Non va ridotta a puro sfoggio narcisistico di un sapere
antico e patinato, che puzza di palazzo e naftalina. Bisogna che diventi
pratica costante di uomini in carne e ossa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Insomma la cultura, quella più bella, è conoscenza
dell’umanità. Senza filtri letterari. Solo così ha senso e riempie la vita. Solo
così la cultura diventa rispetto autentico della sofferenza e della diversità.</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<br /></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-59713118575807398062014-03-12T11:16:00.001-07:002014-03-12T11:22:39.675-07:00I "perfetti" fidanzati 2<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZDDIQEuq_4R7d2qwS4BSit0Hc6YQwGo-lvWK78dkcUkZx_FC-SZemgmDSG0sSmYICjyK9-KWbGIKJwS9gvHUlRqq8WRIOTdd9qb4ltzqP0820htPYTeugH4DC1JZ9BQEzrnyrkgjkwsuq/s1600/single+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZDDIQEuq_4R7d2qwS4BSit0Hc6YQwGo-lvWK78dkcUkZx_FC-SZemgmDSG0sSmYICjyK9-KWbGIKJwS9gvHUlRqq8WRIOTdd9qb4ltzqP0820htPYTeugH4DC1JZ9BQEzrnyrkgjkwsuq/s1600/single+2.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Il post sui perfetti fidanzati ha riscosso più
successo di quanto io stesso mi aspettassi. Nello specifico, si parlava di
alcuni dei possibili luoghi comuni circa un uomo che si fidanza. Una data
categoria di maschio, sia chiaro. Quella che si potrebbe definire del paguro
Bernardo. Perché prende modi e stili di vita dell’organismo ospitante, ovvero
la donna. Esistono tuttavia altri <i>cliches</i>
sul rapporto di coppia. Ma anche dinamiche assai interessanti, che possono
continuare a far sorridere. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Sorvolo sulle terribili uscite a quattro, su cui mi
sono già rapidamente espresso. Anche perché a me fanno una tristezza rara.
Peggio delle suddette esistono poche cose. Una di esse è sicuramente la </span><i style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">querelle</i><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;"> che si innesca quando due amici
si innamorano. Cioè, non i casi in cui sono entrambi innamorati. Perché là va
tutto bene, è ovvio. Si amano, si fidanzano, si baciano e vissero tutti felici
e contenti. I problemi sorgono laddove uno dei due vuole cambiare lo status
della relazione amicale. Spesso capita all’uomo. Dico questo non solo per
esperienza personale, ma anche e soprattutto per racconti di amici.</span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Noi maschietti siamo più inclini a lasciarci cadere
in teneri innamoramenti, laddove non esistono condizioni alcune per farlo. Mi
spiego. La donna è molto più razionale per certi versi. Quando bolla un uomo
come ‘amico’ non ci sarà (quasi) mai nulla che le farà cambiare idea. Sono
rare, anzi rarissime, le volte in cui non è così. E quando accade un coro
angelico scende giù dall’iperuranio per festeggiare il momento.</span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;"> </span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">In genere se l’uomo innamorato dell’amica si
dichiara, lei dirà candidamente “Cooosaaaa??? Ma noi siamo amici?!”. Magari si
è pure invaghita di un nostro amico, con cui cerca di farsi organizzare almeno
un'uscita in compagnia. Le donne sono di ferro. Non cambiano idea.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Eppure esiste anche un altro caso. Lui si innamora,
lei lo appende. Lei poi si innamora, lui non lo è più. Che pure è un bel
quadretto della fortuna in amore. Le circostanze sono tante e molte più di
queste. Forse ne parlerò ancora. Forse mi innamoro di un'amica e vengo
contraccambiato. Così tutti, me compreso, dileggerete questo post. </span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-13764624068292638832014-03-11T06:23:00.000-07:002014-03-11T06:23:17.335-07:00Scrivere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggw8sqcRl1uYVGlxegt8L-y-HBfCIX1mhyC058wwEgtWRZZ4PBWQ_4EZQNobmTNRoeSvlq7Cd0ZHqFEtmf6y_aMndMckKi_MRZVkQ8wslFG5hoIB3ZG8d6-eRAWE70D8pEZco-URtikq-C/s1600/scrittura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggw8sqcRl1uYVGlxegt8L-y-HBfCIX1mhyC058wwEgtWRZZ4PBWQ_4EZQNobmTNRoeSvlq7Cd0ZHqFEtmf6y_aMndMckKi_MRZVkQ8wslFG5hoIB3ZG8d6-eRAWE70D8pEZco-URtikq-C/s1600/scrittura.jpg" height="227" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">È presto per pensare di fare dei bilanci. Parlerei
piuttosto di riflessioni sulla scrittura. Considerazioni che nascono quasi
spontanee, dopo aver osservato l’andamento del blog. Come scrissi all’inizio di
questa avventura, io stesso ci credevo poco. Mi aveva spinto un amico e quasi
per scherzo avevo accettato. Diceva di leggere i miei status. Forse già allora
iniziai a comprendere che la scrittura veicola una potenza comunicativa alla
quale l’autore stesso sembra sottrarsi. Col tempo si è progressivamente fatta
strada una consapevolezza che prima era un sentore. Quasi una intuizione. Oggi tale
consapevolezza inizia invece ad avere una forma più compiuta e delineata. Ma
questo non significa che sia finita qui, potrebbe evolversi in modi e forme,
che al momento non immagino nemmeno. Pertanto credo vada monitorata e
osservata.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">In fin dei conti, ho compreso che la scrittura butta
luce sulla nostra anima. Ma lo fa in un modo così psicologico che è difficile a
immaginarsi. Quando si scrive, il nostro io si muove verso l’alto e sale a
galla. Emerge dagli angoli della nostra (in)coscienza e si fa vivo.
Intellegibile, direbbero i filosofi. Vero è che la scrittura veicola i messaggi
del mondo interiore, che noi stessi non ascoltiamo. Forse non sappiamo nemmeno
di averli o di pensarli. È come se oggettivizzassimo noi stessi. Ma questo è
solo uno dei punti importanti di cui ci si può rendere conto, quando si inizia
a tenere un blog. Un altro aspetto interessante da continuare ad osservare è
l’effetto che la scrittura suscita in chi legge. L’orizzonte di aspettativa del
lettore infatti è del tutto imprevedibile. Sembra quasi una variabile impazzita,
difficilissima da calcolare. I fruitori della scrittura infatti se ne
appropriano. Diventa loro fino a disconoscere chi l’ha prodotta. In sintesi può
capitare che l’autore scriva con la volontà di esprimere un dato concetto.
Mentre il lettore o non lo nota affatto; oppure, come quasi sempre capita, coglie
aspetti che nemmeno lo scrittore supponeva esistessero. Insomma non potremo mai
sapere cosa ci dice un testo se prima non se ne appropriano i lettori. Sono
loro i destinatari più degni di un’opera scritta. Di qualunque natura sia tale
opera. In pratica i miei lettori hanno notato cose che io non sapevo ci fossero.
Meraviglia!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Allora non mi resta altro che continuare ad augurare
buona lettura a chi ha voglia di leggermi e di ringraziare chi già l’ha fatto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<br /></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-86038212415696899932014-03-10T10:57:00.001-07:002014-03-10T10:57:35.602-07:00Cambiare<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilmlOFS5YE9f-BzAwgzXRpy6GmEE74dMgg9vVYoBFiimKxyJgoctdjl6nAQ4-pzeiA4RWgZAZCeVjgiy1mz1b0fXHufMDju_R7vQsuS55EjSLrEFRH1grX8pSqf15ejDJO6gK3tr8QswMZ/s1600/cambiare.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilmlOFS5YE9f-BzAwgzXRpy6GmEE74dMgg9vVYoBFiimKxyJgoctdjl6nAQ4-pzeiA4RWgZAZCeVjgiy1mz1b0fXHufMDju_R7vQsuS55EjSLrEFRH1grX8pSqf15ejDJO6gK3tr8QswMZ/s1600/cambiare.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Questo post nasce dopo qualche giorno di silenzio e
riflessione. Un periodo non troppo lungo, ma pieno di svolte emozionali
importanti. Stravolgimenti, turbamenti, schiarite. Come se dei pensieri nuovi
si fossero fatti strada fra quelli vecchi. Le idee che ne sono nate sembravano
strane, perché mai battute prima di ora. Pareva di indossare un paio di scarpe
nuove, appena comprate. Sono belle, ma sono scomode perché non ci abbiamo
ancora fatto l’abitudine. Insomma questi pensieri entravano nella testa come un
vento gelido. Era paura mista a incertezza. La paura di ciò che non si conosce.
L’incertezza di non sapere e di non poter prevedere il risultato. Eppure le
idee vecchie erano così stanche da essersi ormai consunte. Erano implose nel
loro stesso essere senza lasciare traccia alcuna, a parte un deserto di gelo. Si
erano svilite fino a diventare polvere. Stanche e sfatte come erano ormai
diventate. E allora non si poteva non cambiare. Andare avanti. Lasciar svanire
quei vecchi pensieri.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">I grandi poeti ci hanno insegnato che l’unica
certezza è il cambiamento. Effettivamente è così. A partire da questa
considerazione, va quindi compreso che dobbiamo accogliere proprio il
cambiamento. Ma talvolta è più facile a dirsi che a farsi. Le certezze, per
quanto vecchie e talvolta logore, sono sempre più rassicuranti di ciò che non
conosciamo. Restare aggrappati ad esse può far male, però lo dimentichiamo. Abbracciare
il nuovo talvolta diventa l’unica scelta che abbiamo. Soprattutto quando siamo
con le spalle al muro. Ci sentiamo mancare il respiro. Abbiamo paura fino quasi
a non riconoscerci. Eppure va fatto. Cambiare infatti significa muoversi e
andare avanti. Nonostante le paure e le incertezze. Dobbiamo solo imparare a
farlo, senza timore. Bisogna avere fiducia, anche quando non ne abbiamo. La paura
ci può immobilizzare fino a distruggere noi stessi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Anche se il cambiamento può far male, va accolto. Come
le scarpe nuove di cui sopra. All’inizio potranno dare fastidio, ma forse col
tempo saranno migliori delle vecchie. E allora viviamo. Cambiamo. Rischiamo
senza paura. Lanciamoci verso l’ignoto con un gran respiro. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<br /></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6674644515888973312.post-42142331113603380992014-03-05T05:13:00.002-08:002014-03-11T03:08:57.974-07:00Un tempo che vale una vita<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinf-pUlA-8vGoPVbAbxWILZIoWEb4DC6AtOr91aFiuzL15N2WTnUk2NSU27cnIC-xPFnQo-PE4alYCOhBHCok3SXYlIQ0EgUIgAInplPY55blK2eQA_Uy73cxZgoecoRilutKhyijPB6-F/s1600/vecchi+amici.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinf-pUlA-8vGoPVbAbxWILZIoWEb4DC6AtOr91aFiuzL15N2WTnUk2NSU27cnIC-xPFnQo-PE4alYCOhBHCok3SXYlIQ0EgUIgAInplPY55blK2eQA_Uy73cxZgoecoRilutKhyijPB6-F/s1600/vecchi+amici.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Questo post nasce un po’ su richiesta, un po’ per
caso. La richiesta di alcuni vecchi amici che vogliono far raccontare se stessi.
Il caso come occasione per riflettere.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Ci sono sabato sera nella nostra vita che valgono
più di altri. Non per la quantità di divertimento o per l’uscita più di effetto.
Ma per la qualità del tempo speso.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Proprio il tempo è una delle dimensioni più
importanti della nostra vita, che scorre in esso e attraverso di esso. Il tempo
ci allontana, ci avvicina, ci migliora, ci peggiora, ci invecchia, lenisce le
ferite e ne apre di nuove. Tutto avviene per il tempo. Eppure esso continua ad
essere una dimensione puramente soggettiva. Nonostante un fluire nella storia
inevitabile, ognuno di noi continua a vivere il tempo come categoria dello
spirito. E allora esistono momenti indimenticabili. Per dolore o per gioia.
Oppure ci sono attimi che sembrano eterni nel loro nulla. Si potrebbe
continuare a lungo. </span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; font-size: 12pt;">Tuttavia, esiste un tempo speciale, che anche se
scorre resta fermo. Esso contraddice se stesso, perché si cristallizza nel suo
fluire. È il tempo passato in compagnia dei vecchi amici. Quelli che conosci da
tanti di quegli anni che lo hai dimenticato. Fanno parte della tua vita, sempre.
Come la famiglia. Nonostante le distanze o le assenze. Sono gli amici delle
cazzate, dei viaggi, dei pianti, delle gioie. Quelli che non hanno perso un
attimo delle tue tappe più importanti. Dal diploma alla laurea, fino al
matrimonio. Sono quelli che i tuoi figli chiameranno zii, perché la vita
talvolta lega più del sangue. Sono quegli amici con cui quando ti rivedi, il
tempo non è mai passato. Tu sei sempre e semplicemente tu. Loro restano loro.
Non importa quello che fai o chi sei. Quando li rivedi, sembra essersi lasciati
un secondo prima. Non importa quante candeline hai spento o quante rughe hai.
Ciò che conta è la corrispondenza di anime. Quelle non invecchiano e durano per
sempre. Anzi con loro resti perennemente il ragazzino che eri, perché non c’è
bisogno di altro. Perché tutto il tuo mondo è dentro di loro e il loro è dentro
di te. Perché loro restano davvero la famiglia acquisita più bella che la vita
ti ha donato.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 1.3pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">E così il mio pensiero va ai miei di amici. Loro
sanno. <o:p></o:p></span></div>
unavitadamaranohttp://www.blogger.com/profile/12183345404791972462noreply@blogger.com0