C’era un tempo in cui ero linguista. E in quel tempo
facevo ricerca, andavo ai convegni, scrivevo articoli, studiavo cose. C’era un
tempo in cui facevo esami in facoltà. Tenevo seminari e lezioni. Avevo studenti
e rispondevo alle mail sui programmi di esame. C’era un tempo in cui credevo di
lavorare all’università. In quel tempo spendevo me stesso fra libri e teorie.
Fra articoli e bozze. Fra studio e viaggi. Andavo fuori e conoscevo gente. E mi
sforzavo di parlare inglese quanto meglio possibile. C’era un tempo in cui
credevo che quel mondo sarebbe stato il mio. Ero certo che nulla si sarebbe mai
rotto. Che quella strada dura e in salita mi avrebbe condotto ad una cima
inespugnabile, da cui si sarebbe goduta una vista senza eguali. C’era un tempo
in cui davvero credevo di essere la parte fortunata di un sistema. In quel
tempo pensavo che il merito era un valore vivo e funzionante. Credevo nei buoni
sentimenti della gente. Credevo perfino che i colleghi si facessero gli affari
loro. C’era un tempo in cui avevo amici linguisti, filologi, italianisti,
storici e filosofi.
E oggi quel tempo non c’è più. Oggi i miei amici
sono Piero, Alberto, Francesco, Alessandra, Antonia e Isabella. Oggi quel tempo
è il passato. Oggi siamo precari nella scuola e nella vita. Siamo degli amici
che si vedono per un caffè o per una pizza. Oggi è il tempo in cui sai che il
merito non è affatto una priorità. Il tempo delle disillusioni. Il tempo del
mondo reale. Quello in cui la favola non vince. Quello in cui i bravi non sono
sempre premiati e lottare è dannatamente difficile. Oggi è il tempo in cui vivi
alla giornata. Il tempo in cui la vita
si fa spazio e vuole andare avanti. Nonostante tutto. Oggi è il tempo in cui ti
senti adulto. Sai di esserlo e a volte hai paura. Oggi è il tempo in cui
vorresti essere in quel tempo dove era
tutto diverso. Vorresti ancora sognare. Ma sai che non puoi più farlo. Oggi è
il tempo in cui vorresti quel tempo che non c’è più.
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