Perché la scrittura? Perché la scrittura a volte è
il mondo in cui vorresti essere. Il mondo dei sogni, o anche della favole. Ma
non quello con fate, stregoni e sortilegi. Quello della meritocrazia,
dell’onestà, delle scelte che pagano, dei sacrifici ricompensati. Quello in cui
emigrare non è l’unica scelta sensata da fare. Quello in cui si è una risorsa
per il proprio paese e non un emigrante
che lo piangerà. E così ci si rifugia nella scrittura. Si crea un mondo dove
chi legge si riconosce ed empatizza con chi scrive. Un mondo in cui tutti i
vorrei e i farei non sono vinti da uno sbadiglio. Un mondo dove è possibile
pensare di cambiare. Dove la rivoluzione esiste. Anche se resta solo nella
lettura. Un mondo di sogno in cui anche se non cambierà mai nulla, tutto è
cambiato. Almeno davanti allo schermo del computer.
La scrittura insegna a pensare e forma le opinioni.
Ciò che siamo non è solo frutto delle esperienze personali di ognuno. Ma è
anche l’insieme delle letture. Quelle che ci hanno educato a pensare e a
riflettere. E cosa siamo se non tutte le pagine che abbiamo letto? Siamo i
libri, in definitiva. Tutto passerà ma non le idee. Quelle idee scritte e
lette, ma che ognuno sente come proprie.
E allora, perché un blog? Onestamente è una domanda
su cui ho riflettuto spesso anche io. È una idea nata quasi per caso, o meglio
una idea costretta dagli amici. Troppo spesso mi dicevano che seguivano con
interesse i miei status su facebook. Ma a me sembrava strano. Del resto mi limitavo
a scrivere la vita. Nulla di più. Eppure suscitavo interesse. Mi sentivo
lontano dallo stereotipo di scrittore o di intellettuale con la penna.
Preferivo vedermi come un divertito osservatore dell’uomo. L’umanità è la cosa
più meravigliosa da guardare. Sono sempre stato affascinato dal diverso, dall’altro. Mi sentivo
costantemente attratto da tutto ciò che non era la mia realtà, perché più
conoscevo la diversità più rimarcavo con forza le mie origini. Il mio mondo.
Solo così esso acquistava forza e spessore. Devo peraltro aggiungere che non
sono mai stato uno innamorato della scrittura. O almeno non della mia. Sin da
bambino preferivo la parola della voce, la chiamata telefonica, l’esame orale.
Ho sempre avuto timore reverenziale verso la scrittura. Forse per mancanza di
fiducia, forse perché consapevole dell’alto compito di chi scrive. Chi scrive
infatti divulga le idee e le imprime con forza. Poi ad un tratto qualcuno mi ha
fatto comprendere di venire letto con interesse. Un amico un sabato sera, uno di
quelli che passi in pizzeria pur di non rimanere a casa (come si ci fosse
qualcosa di male e farlo) mi ha spinto ad intraprendere questa avventura. E
allora perché non provarci? Ecco, la scrittura era entrata nella mia vita senza
che nemmeno me ne accorgessi. Era giunta come una folata di aria gelida in una
fredda mattina invernale. Improvvisa e terribilmente viva. Insomma come
qualcosa che viene da fuori ma che penetra nelle tue fibre più interne fino a
diventare tuo. C’era e non potevo fare altro che accettarlo.
Questo blog nasce quindi come un diario di vita, di
idee, di avventure. Che possono diventare quelle di tutti. Un diario in cui
annotare pure solo un pensiero che ha però una qualche forma di valore. Almeno
per chi scrive. Ma chi scrive è un umanista addottorato senza lavoro. E allora
questo non può che essere un diario di un precario titolato.
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