martedì 22 luglio 2014

Vecchio a chi?

A volte ci succedono cose del tutto casuali, che tuttavia aprono spaccati inquietanti dentro di noi. Come se questi fatti ci facessero vedere cose che abbiamo sotto gli occhi, ma che ignoriamo di vedere. O magari neanche le conosciamo davvero. Sono completamente al di sotto della nostra soglia di consapevolezza. Tra poco capirete che il post di oggi è dedicato ai giovani come me. Perché siamo giovani, inutile fare sorrisini e faccette.
Vi è mai capitato di essere salutati da un adolescente? A me sì, capita spesso. Soprattutto in palestra. Onestamente ho sempre pensato di venire considerato un ragazzo. Non più adolescente, ma pur sempre un giovincello. Eppure non è così. Qualche giorno fa un ragazzino mi dice “Buonasera”. La mia reazione è stato una goccia di sudore gelido. Un brivido lungo il collo. L’uso allocutivo del cosiddetto ‘lei’ è stata una doccia fredda. Perché mai quell’adolescente non mi ha dato del ‘tu’? Eppure io sono giovane, ho pensato. Poi ho subito aggiunto, evidentemente non è così. Allora sono vecchio? Ma non lo sono mica? Allora il mondo mi vede vecchio? O forse solo i ragazzini?

venerdì 4 luglio 2014

Sere che...

Ci sono sere davvero speciali. Sere insperate. Sere che non ti aspetti. Sere che sembrano non fare nemmeno parte della stessa giornata. Sono le sere in cui chiudi un capitolo della tua vita. Oppure qualcosa finisce. Così. Semplicemente. E tu nemmeno te lo aspetti. O forse sì, ma quasi non vuoi crederci. Come se il tuo desiderio più nascosto, o il tuo sogno più bello, si stessero concretizzando. Come se d’un tratto tutto ciò in cui avevi sperato potesse essere visibile davanti a te. Eppure ne hai paura. Perché una meta agognata e quasi raggiunta spaventa. Si sa. Inutile negarlo.
Ci sono sere in cui la gioia fa paura. In cui essa si mescola alla tristezza. Sere in cui ti guardi indietro e hai i brividi. Perché un pensiero felice si insinua nella testa. Ti trapassa come un chiodo. Ma è solo. Terribilmente solo. Unico. E quasi non riesci ad esserne contento. Perché è così raro e prezioso che non vuoi romperlo. Vorresti custodirlo gelosamente dentro di te. Cullarlo. Averne cura. Innaffiarlo, nutrirlo. Proteggerlo e guardarlo. Fino a quando questa felicità non cresce e diventa forte. Visibile.