martedì 4 marzo 2014

(Io odio) il Carnevale

Io odio il carnevale. È inutile farne mistero o girarci attorno. Non ricordo quando abbia iniziato ad odiarlo. Ammesso che lo abbia mai amato. Da bambino come tutti i miei coetanei mi travestivo. O venivo travestito. Poca differenza quando si è così piccoli. Adoravo mascherarmi da supereroe, possibilmente con mantello. Poi crescendo iniziarono i primi travestimenti alla moda o imbarazzanti. Ricordo un anno un vestito da punk con lacca colorata. Passai metà della serata a grattarmi come un lemure in calore. Un’altra volta fui vestito pure da tirolese. Facevo ridere, davvero. Ero anche grassoccio e le bermuda scozzesi e i calzini con palle pendenti non erano proprio il massimo. Ma tant’è. È la vita.
Forse il mio odio per il carnevale era latente già alle scuole elementari, quando la maestra ci costringeva a fare degli striscioni con le stelle filanti. Io ero un pasticcione terribile. Così mentre i miei amici riuscivano a tirare fuori lunghi filari floreali, io a stento avevo incollato due anelli e tre dita.

Probabilmente questa insofferenza iniziò a nascere quando cominciai a danzare. Ogni ballerino è infatti costretto a mettere terrificanti costumi di scena, con cui si sente ridicolo. Li odiamo, ci sentiamo a disagio, eppure dobbiamo indossarli. Magari siamo anche costretti a subire la faccia compiaciuta del coreografo o di chi per esso, che si bea della “bellezza” da lui creata. Probabilmente proprio per questo ho iniziato a odiare l’idea di dovermi travestire. Visto che ero costretto ad indossare abiti ridicoli più volte l’anno, evitavo di farlo quando dipendeva solo ed unicamente da me.
Questa posizione ha portato con sé la conseguenza di provare tristezza nei confronti della festa in sé, ma anche verso chi si veste.  Non riesco a sentire simpatia sfrenata verso le improbabili maschere che le persone tirano fuori. Bambini esclusi, sia chiaro. Cioè vedere dubbie parrucche, abiti in plastica, mutande riciclate a cappellino o sciarpe divenute turbanti a me mette tristezza. E non parliamo delle ragazze che vestendosi da gattina o diavoletta usano la festa per tirare fuori il loro animo ‘poliamoroso’. Proprio non ce la faccio. E pur apprezzando talune trovate o taluni trucchi, continuo a provare tristezza.
Quest’anno però avrei voluto travestirmi. Non so perché, ma ne avevo voglia. Il destino tuttavia è stato beffardo e ha saputo ben ripagarmi. Non ho trovato nessuna festa che mi interessasse davvero. Quindi altro non posso fare che scrivere un post.


2 commenti:

  1. Il dottorato è un'illusione, la giornata di lutto in casa una messinscena, San Valentino è melenso, i fidanzati si isolano, in palestra ci sono solo i montati, il carnevale è una merda e a te fa tristezza...ogni tanto però scrivi qualcosa che ti piace, altrimenti val la pena di cambiare il titolo in "Una vita da polemico" :D

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  2. Ahahahahahahhaha, è vero! Ma sai, un po' polemico lo sono di natura. E poi non le definirei polemiche, quanto piuttosto punti di vista. Comunque domani cerco di accontentarti.

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