Apro gli occhi nel buio della stanza e metto il naso
fuori dal piumone per vedere che ore sono. Le nove. L’aria gelida del mattino
taglia come un coltello quella punta di naso che ho cacciato per guardare la
radiosveglia. È ora di mettersi in piedi, penso. Non è né troppo presto, né
troppo tardi. Alzarsi prima di quell’ora non ha senso per chi come me non ha
impegni quotidiani. Alzarsi troppo tardi è da disoccupati. Già, io non lo sono.
Come ho detto altrove, preferisco definirmi una sorta di giovin signore
pariniano. Un uomo che si dedica alle belle cose, alla cura del corpo e
dell’anima, alle amicizie, alla lettura e alla riflessione. Eppure non mi è
possibile vivere di rendita e quindi un lavoro dovrò pur trovarlo. Del resto un
dottorato dovrà servire prima o poi a qualcosa. Quanto meno dà un grande senso
critico del reale. Per il resto si vedrà.
Mi alzo, faccio colazione e decido di impegnare la
mia mattina in giro per le agenzie interinali. Dubito della loro utilità, ma
esistono e val la pena tentare. Decido di vestirmi bene, perchè un giovin
signore deve sempre curarsi. Scendo di casa, ma non sono solo. Insieme a me ci
sono degli amici. Tutti diversi da me. Ognuno col suo profilo professionale. Qualcuno
di noi verrà preso, ci diciamo fiduciosi. Io sono il meno speranzoso. Già ho
fatto due volte il giro di tutte le agenzie interinali della città, ma mai una
chiamata. La mattinata non è delle migliori e il vento soffia forte fra le vie
che percorriamo. Eh già. Perché le agenzie sono comodamente disseminate a
macchia di leopardo qua e là per la città e girarle tutte richiede forza ed
energia fisica.
La cosa che mi colpisce ogni volta è la singolare
vivacità cerebrale delle signorine che ti accolgono. Lasciatemi passare
l’arcaismo allocutivo, ma onestamente non si può definirle in altra maniera
senza essere offensivi. Ti fanno una serie di domande di rito, delle quali
dubito ascoltino la risposta. E, nonostante ogni agenzie sia piena di
accattivanti poster di giovani talentuosi e impiegati per grandi aziende, non
ti propongono alcun tipo di lavoro che non sia la bassa manodopera.
Alcune di queste signorine non sanno nemmeno cosa
sia un dottorato. Una delle tante ha addirittura detto che il curriculum di un
manovale è scritto meglio del mio. Già! Che ne posso sapere io, povero
linguista, di come si scrive in italiano?
Ma questa è la migliore delle situazioni in cui ci
si imbatte. Spesso le desk manager, così si chiamano le signorine, non prendono
nemmeno il tuo curriculum. Sono pagate semplicemente per dirti «Vai sul nostro
sito e segui le indicazioni per inserire il tuo CV». E per sentirti dire questa
frase c’è anche un orario di ricevimento.
La “migliore” fra queste agenzie ha addirittura il
bagno adiacente alla porta di ingresso. Essere accolti dal vivace suono dello sciacquone
e da un invitante olezzo è sicuramente il modo migliore per farti sentire a
casa. Non c’è che dire. Ma forse è solo figura dantesca di ciò che l’agenzia può
fare per te.
Non finisce qui. Mi sono anche imbattuto in una
signorina, stavolta assai colta e quindi dottoressa, che da Firenze aveva
trovato lavoro qui a Napoli. L’unico caso dell’universo-mondo, direi. Però
accade anche questo.
La mattinata finisce presto, tutto sommato. E un
giovin signore non deve sprecare il suo tempo. Del resto il suo è un tempo di
grazia, in cui dedicarsi all’otium non
solo letterario. Quindi val la pena restare a pranzo fuori. E mentre torno a
casa ho alcune certezze.
Non tutte le desk manager sono signorine. Esistono anche
delle dottoresse, per fortuna.
Le agenzie interinali danno lavoro, soprattutto a
chi ci lavora all’interno.
Qualcuno prima o poi troverà una occupazione con
suddette agenzie. Ne sono certo. Ma quel qualcuno non sono io.
Un giovin signore deve sempre assecondare l’utile dulci e quindi, dopo una mattinata
in cerca di lavoro, una pizza in compagnia ci sta sempre.
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