Ultimamente mi è stato fatto notare di essere quasi
monotematico. Di scrivere cose che rievocano sentimenti tristi, oppure momenti
passati per i quali è quasi inutile disperarsi. Io stesso quasi non ero
consapevole delle emozioni che trasmettevo. Come se la scrittura ancora una
volta veicolasse aspetti di me, che non immaginavo di avere. Questo mi ha dato
una consapevolezza. La scrittura è un prolungamento dell’anima. Ci dice cose
che sono latenti dentro di noi e porta in superficie sentimenti che forse
neanche immaginiamo.
I maestri della filologia ci hanno insegnato che un autore
non dovrebbe mai parlare della sua opera. Forse hanno davvero ragione. Non che
mi definisca un autore. Assolutamente. Ma è chiaro che chi (mi) legge coglie
aspetti di me che io stesso non vedo. Sono le vecchie amicizie, le chiamate
serali e le chattate su whatsapp che ti fanno comprendere tante cose. E allora
capisci di dover andare avanti con leggerezza. Come il poeta di calviniana memoria.
Che con un salto lieve sorvola sulla pesantezza del mondo.
Val la pena allora parlare di rinascita. Una rinascita
interiore, ma soprattutto esistenziale. Che rompe con i vecchi schemi per
cercarne di nuovi. Ma con una certezza in più e forse diversa. Il nuovo necessita
di essere vissuto come rinascita, certo. Quest’ultima deve tradursi però in
opportunità. Non bisogna aggrapparsi ai vecchi schemi con forza e rabbia. Si deve
ripartire azzerando il passato. Non ciò che si è grazie ad esso, ma ciò che c’è
stato. Siamo quello che siamo grazie al passato. Ma attraverso la sua scorta di
esperienza dobbiamo imparare a ripartire. Senza malinconia, ma pieni di grinta.
Come se la vita fosse ancora da venire. Come se le strade nuove fossero piene
anche se non lo vediamo. Come se il passato non fosse il migliore dei mondi
possibili, ma qualcosa che non è più di moda. Alla stregua di un cappotto
bellissimo, ma ormai desueto. Lo avevamo tanto amato, ma ora non lo indossiamo
più. Anche se ci ha reso felici.
Allora bisogna davvero ripartire e guardare le
strade con nuovi occhi. Non sono più vuote perché non c’è più ciò che volevamo
prima. Ma sono piene di quello che ancora non riusciamo a vedere. Dobbiamo sforzarci
di vedere questo nuovo e di ripartire da esso. Ripartire sempre.
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