venerdì 21 febbraio 2014

Tutti (gli) amanti del trash

Tra le tante cose che amo osservare c’è sicuramente il trash. Col tempo mi sono reso conto che a seguire certi tipi di fatti non erano solo le persone di un dato gruppo sociale, ma molte di più. Ammetto senza troppo pudore di seguire con interesse la cultura del trash. Anche se forse il termine più opportuno sarebbe quello di sottocultura. Non veicola infatti valori alti e formativi. Si limita a rappresentare tipi di vita e modelli esistenziali assolutamente popolari, nella accezione più storicamente connotata del termine. Ho progressivamente scoperto che il trash esercita un fascino nero a cui è difficile resistere, anche fra intellettuali o persone di cultura medio-alta. 

In fondo tendo a credere che tutti conosciamo i neo melodici o il boss delle cerimonie. Va detto però che determinate fasce della popolazione lo seguono perché si riconoscono nei valori e nei gusti veicolati. Altri li apprezzano come fonte di risate e ironia, perché è un mondo troppo diverso dal proprio. Per esempio, ho molti amici musicisti o storici della musica che amano i neomelodici. C’è un fascino beffardo e grottesco che ci induce a guardare in vitro vite che mai avremmo conosciuto, se non attraverso di loro. Come non amare testi come il classico ‘mi piace macho, col pettorale depilato, il capello fonato, un aspirante tronista’? Come si fa a resistere alla fazzolettata di don Antonio o agli abiti ‘scivolosi’ delle spose? Insomma quasi tutti, che lo ammettano o no, guardano certe cose. E non è un fenomeno solo napoletano. Penso al prediciottesimo in Sicilia. Ma ricordo addirittura durante un convegno di aver assistito ad una relazione su gruppi musicali dell’alto nord. Non troppo diversi dai neomelodici. Insomma questa cultura fa parlare tutti. Sia coloro che la amano e la seguono, come i carcerati dei vari padiglioni costantemente salutati. Sia gli uomini di cultura che ridono, ma osservano con attenzione.
Onestamente aggiungo che da certe persone noi tutti dovremmo imparare. Cosa? Sicuramente del sano menefreghismo. O autostima che dir si voglia. Indossare leggins leopardati incuranti di avere due gambe come il prosciutto di montagna. O mettere camicie strech ed avvitate, nonostante una pancia da bisonte nord americano, fa di queste persone un modello di vita. Noi tutti dovremmo infatti pensare meno agli altri e più a noi stessi. Indossando quello che vogliamo e come lo vogliamo. Con l’unica premura di non superare il pubblico decoro. Questo concetto però pare essere molto soggettivo. Soprattutto osservando i fautori del genere trash. Ma questa è un'altra storia. 

Nessun commento:

Posta un commento