È presto per pensare di fare dei bilanci. Parlerei
piuttosto di riflessioni sulla scrittura. Considerazioni che nascono quasi
spontanee, dopo aver osservato l’andamento del blog. Come scrissi all’inizio di
questa avventura, io stesso ci credevo poco. Mi aveva spinto un amico e quasi
per scherzo avevo accettato. Diceva di leggere i miei status. Forse già allora
iniziai a comprendere che la scrittura veicola una potenza comunicativa alla
quale l’autore stesso sembra sottrarsi. Col tempo si è progressivamente fatta
strada una consapevolezza che prima era un sentore. Quasi una intuizione. Oggi tale
consapevolezza inizia invece ad avere una forma più compiuta e delineata. Ma
questo non significa che sia finita qui, potrebbe evolversi in modi e forme,
che al momento non immagino nemmeno. Pertanto credo vada monitorata e
osservata.
In fin dei conti, ho compreso che la scrittura butta
luce sulla nostra anima. Ma lo fa in un modo così psicologico che è difficile a
immaginarsi. Quando si scrive, il nostro io si muove verso l’alto e sale a
galla. Emerge dagli angoli della nostra (in)coscienza e si fa vivo.
Intellegibile, direbbero i filosofi. Vero è che la scrittura veicola i messaggi
del mondo interiore, che noi stessi non ascoltiamo. Forse non sappiamo nemmeno
di averli o di pensarli. È come se oggettivizzassimo noi stessi. Ma questo è
solo uno dei punti importanti di cui ci si può rendere conto, quando si inizia
a tenere un blog. Un altro aspetto interessante da continuare ad osservare è
l’effetto che la scrittura suscita in chi legge. L’orizzonte di aspettativa del
lettore infatti è del tutto imprevedibile. Sembra quasi una variabile impazzita,
difficilissima da calcolare. I fruitori della scrittura infatti se ne
appropriano. Diventa loro fino a disconoscere chi l’ha prodotta. In sintesi può
capitare che l’autore scriva con la volontà di esprimere un dato concetto.
Mentre il lettore o non lo nota affatto; oppure, come quasi sempre capita, coglie
aspetti che nemmeno lo scrittore supponeva esistessero. Insomma non potremo mai
sapere cosa ci dice un testo se prima non se ne appropriano i lettori. Sono
loro i destinatari più degni di un’opera scritta. Di qualunque natura sia tale
opera. In pratica i miei lettori hanno notato cose che io non sapevo ci fossero.
Meraviglia!
Allora non mi resta altro che continuare ad augurare
buona lettura a chi ha voglia di leggermi e di ringraziare chi già l’ha fatto.
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