Non avrei voluto scrivere nulla sulla festa del
papà. Non sono mai stato un grande amante delle feste comandate dal marketing.
Ma è pur vero che oggi questa ricorrenza ha un sapore sacrale, visto che si
festeggia anche San Giuseppe. Allora una riflessione sulla paternità forse
andava tentata.
Ho sempre pensato che l’essere padre è una
condizione molto diversa da quella materna. La donna è mamma sin da subito. Lo
è dentro, fino alle sue fibre più interne. All’essere padre invece ci si
abitua. È un sentimento viscerale ed enorme come quello femminile, eppure pare
conservare una dose di razionalità. Probabilmente la mia resta una supposizione
da verificare. Probabilmente ognuno vive questo sentimento in maniera diversa.
Come è giusto che sia. Come tutti i sentimenti. Che per quanto condivisi,
restano unici per chi li prova.
Se dovessi pensare a cosa rappresenti il papà,
immaginerei a colui che ti tiene la bicicletta quando ancora non sai pedalare
sulle due ruote. Il papà è la persona che ti smonta le rotelle dalla tua prima
bici e ti mantiene il sellino mentre tu cerchi di pedalare. È chi ti evita di
cadere. Ti protegge e ti sostiene. E lo farà sempre. Non conta che tu abbia un
bici o la macchina, lui sarà sempre al tuo fianco per non farti sbandare. Io credo
che il padre sia quella mano sicura e nascosta che ti insegna a guidare la tua
stessa vita. Quella figura burbera e strillona ma forte e coraggiosa. Le spalle
più grandi sui cui si possa contare, perché sono forti e robuste.
E allora facciamo davvero gli auguri ai nostri papà.
A quelli che ci sono, ma anche e soprattutto a coloro che se ne sono andati.
Perché essi più di tutti vivono impressi con forza nel cuore di chi li ricorda.
Le loro parole oggi sono molto più vivide e operanti di ieri.
Il mio augurio speciale ovviamente va al mio di
papà. Che nonostante i suoi mille viaggi e le sue lunghe assenze è sempre qui.
Perché so che ovunque sia nel mondo, potrò sempre contare sulle sue braccia,
affinché non cada dalla bicicletta della vita.
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